Scrive Aelianus nelle Variae Historiae, libro 3, capitolo XVIII “Del discorso tra Mida il Frigio e Sileno; e le incredibili relazioni di Mida.” che:
Teopompo racconta un discorso tra Mida il Frigio e Sileno. Questo Sileno era figlio di una Ninfa, inferiore per natura agli Dei unici, superiore agli Uomini e alla Morte. Tra l’altro Sileno disse a Mida che l’Europa, l’Asia e Africk erano isole circondate dall’Oceano: che c’era un solo continente, che era al di là di questo mondo, e che quanto a grandezza era smisurato: che in esso erano allevati, inoltre altre grandissime creature, uomini due volte più grandi di quelli di qui, che vivevano il doppio della nostra età: che ci sono molte grandi città e modi di vivere peculiari; e che hanno leggi del tutto diverse da quelle che vigono tra noi: che ci sono due città molto più grandi delle altre, che non hanno niente di simile l’una con l’altra; una chiamata Machimia, “Guerriera”, e l’altra Eusebia, “Santa”: dove il popolo pio vive in pace, ricco di risorse, e raccoglie i frutti della terra senza aratri né buoi, senza bisogno di aratura o semina. Vivono, come detto, liberi da malattie, e muoiono ridendo e con grande piacere: sono così giusti, che gli Dei molte volte si degnano di conversare con loro.
Gli abitanti della città Machimia invece sono molto bellicosi, armati e combattono continuamente: sottomettono i loro vicini e questa città predomina su molte. Gli Abitanti non sono meno di duecento mila: a volte muoiono di malattia, ma questo accade molto raramente, perché più comunemente vengono uccisi nelle guerre da pietre o da legni, perché sono invulnerabili al ferro. Hanno una grande quantità di oro e argento, tanto che l’oro ha meno valore del ferro da loro rispetto a noi. Disse (Teopompo) che una volta progettarono un viaggio verso queste nostre isole, e navigarono sull’Oceano, essendo in numero di un milione di uomini, finché giunsero agli Iperborei (Scandinavi e Baltici); ma comprendendo che erano gli uomini più felici tra noi, ci disprezzavano come persone che conducevano una vita meschina e senza gloria, e quindi pensavano che non valesse la pena andare oltre. Aggiunse (T.) ciò che è ancora più meraviglioso, che vi sono uomini che vivono in mezzo a loro chiamati Meropei, che abitano molte grandi città; e che all’estremità del loro Paese c’è un luogo chiamato Anostus, (che significa: luogo dal quale non si torna indietro) che assomiglia a un Golfo; non è né molto chiaro né molto scuro, l’aria essendo scura mescolata con una specie di rosso: che ci sono due fiumi in questo luogo, uno del piacere, l’altro del dolore; e che lungo ogni fiume crescono alberi della grandezza di un platano. Quelli che crescono presso il fiume del dolore portano frutti di questa natura; se uno li mangia, trascorrerà il resto della sua vita in lacrime e dolore, e così morirà. Gli altri alberi che crescono presso il fiume del piacere producono frutti di natura contraria, perché chi li assaggerà sarà alleviato da tutti i suoi precedenti desideri: se ha amato qualcosa, lo dimenticherà del tutto; e in breve tempo ringiovanirà e rivivrà i suoi anni precedenti: abbandonerà la vecchiaia e tornerà al massimo delle sue forze, diventando prima un giovane, poi un bambino, infine un infante, e così via fino a morire. Questo, se qualcuno pensa che il chíano (Teopompo di Chio) meriti credito, potrebbe crederci. A me appare un egregia storia romanzata, in questo come in altri casi.