In fondo è il mantello di Zeus il nostro mondo. Siamo intessuti nelle sue trame… brame… reame.
Nello specchio del dio ci ergiamo a treddí. Non giorni ma dimensioni. Come pippolini sul panno, suoi adombramenti escretori.
Come Zeus. Vorresti disseminare del tuo ego il mondo, avere figli in ogni luogo e da ciascuna madre.
E non è per poesia che copi un dio. Non è vaneggiamento del sé esposto, ma inconscio collettivo, assoluta trama, briglia globale.
Alzi la mano chi non vorrebbe essere figlio suo. Un semidio pronto per la perfezione in entrambe le cose: amore e morte.