La differenza tra Philosophoi e Sophoi

Che cosa accade alla parola quando essa finisce nelle grinfie del poeta? Entra in gioco la memoria culturale. La memoria culturale è quella che abbiamo del resto del mondo nel resto del tempo. Alternativa alla memoria esistenziale, relativa all’esperienza empirica dell’essere (un) umano. Qui entra in gioco Heidegger. Heidegger non sarebbe stato affatto un “esistenzialista della memoria” ma un “culturista”. Egli avrebbe invitato ad essere non “un” uomo, ma “la” umanità intera con tutta la sua storia.

La parola che cade nelle mani dell’essere “umanitario” sembra ridursi in cocci come se egli non la sapesse tenere in mano con le dovute cautele. Accade ben altro invece. Il poeta decompone la storia culturale della parola, il filo che la diffonde nello spazio e nel tempo. La memoria culturale attraversa tutti i percorsi che la parola fa (ed ha fatto) nella sua storia e in quella delle parole, i fonemi, le sillabe e le lettere che l’hanno originata. La sua preistoria.

La memoria culturale del gesto poetico per Heidegger è “pensiero”. Il pensare – non come azione di un soggetto ma – come verbo soggettivo, azione che agisce da sé.

Il pensiero e il pensare non sono attributi dell’essere umano in quanto individuo, per H. essi sono la soggettività stessa che si manifesta – fuori, prima, e dopo di “noi” come molteplici individui, insieme a “noi” come singolarità apollinea, omogeneità ed unità.

Si trova nella letteratura critica su Heidegger uno schema ben consolidato che definisce il pensiero rammemorante come il mero negativo del pensiero calcolante. Non stanno esattamente cosí le cose.

Se è vero che essi sono distinti, è vero anche che essi si possono individuare in maniera indefinita come distinti da altri modi di pensare il mondo.

Come ulteriore opposto definitivo del pensiero poetico della memoria culturale proponiamo qui il pensiero individuale. Quello che nasce e muove in una scatola cranica. Il pensiero della memoria poetica, invece, nasce “fuori” dalle scatole craniche, esso attraversa le menti in modo pneumatico, le permea come un cholesteatoma ma non si riduce ad esse.

Che il pensiero sia altro da “noi”; che esso ci preceda e ci sopravviva; e, che agisca di “propria” volontà; – questo è un segreto che ci si rivela solo attraverso un approccio estatico, ovvero un “abbandono” del nostro voler essere “se stessi”. Una sospensione di sé per creare spazio all’altro. Non l’altro “corpo” di essere umano di fronte a sé; ma l’altro come pensiero che ci riguarda tutti e che attraversa i tempi.

Cosí la “Destruktion” non è una “Deconstruction” della parola o del testo, ma una Distruzione della Filosofia. La Filosofia scritta cosí maiuscola non è la storia del discorso filosofico di una disciplina nei dipartimenti di una certa facoltà. La Filosofia è la via parallela alla Sofia Statica. Il convincimento che tutto possa essere messo in dubbio. Il dubbio che mette in discussione vecchie convinzioni fino a farle scansare per lasciare posto ale nuove.

La Filisofia maiuscola è quindi il Dottor Jekyll. Mister Hyde è la minuscola storia dela filosofia, quella fatta di pensieri individuali, di autori e diritti d’autore. Da Talete a Kant, da Hegel a Mazzei.

Noi non siamo davvero granché – “noi” come singoli, corpi da rottamare, dialetti solipsistici. Solipsismi moderati, sul margine, senza salti nel vuoto, mantenendosi sempre nei limiti di un linguaggio comprensibile – a patto di essere studiato, e certo non letto come se si stesse leggendo un blog.

La differenza tra la Filosofia e la filosofia non è certo l’unica. Si danno molte distinzioni ed una fitta rete di differenze possibili per la Filosofia. La differenza tra Filosofia e Sofia, per esempio.

La differenza tra Philosophoi e Sophoi.

Per raccontare questa ci avvarremo di un aneddoto. Non crederete che sia vietato scrivere aneddoti in un saggio di filosofia “superfilosofica”?

L’aneddoto è molto poetico. È la decostruzione principale della parola. Esso parte dalla barbetta della radice della parola. Racconta di come sia nata la parola “filosofia” la prima volta.

Philosophia è più giovane del suo compagno Philosophoi. È infatti ΦΙΛΟΣΟΦΟΣ più vecchia di essa. Ancora più vecchia di philosophos è il suo plurale, ΦΙΛΟΣΟΦΟΙ.

Pare… (dato che è un aneddoto conclamato si potrebbe evitare l’uso di specifiche come il “pare…” o “si racconta che…” o “scrive Laerzio che…”).

Pitagora e altri suoi collaboratori incontrano un Re di una città lontana. (non importa se a casa di Pitagora e gli altri, o se nella città del Re).

– io sono il re “Tal dei Tali”. E voi chi siete?

– amici degli scienziati – ΦΙΛΟΣΟΦΟΙ. Filosofi.

Gli amici dei Sophoi. Non i sapienti stessi, ma i loro amici.

La Filosofia come “essere amici degli scienziati”.

“Non ci si improvvisa scienziati!”. La frase più fuori luogo che uno scienziato possa mai aver detto.

GRAVE EST CULPA

TACENDA LOQUI

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