Chi siamo?

Jaspers pone le visioni del mondo dell’epoca assiale (Achsenzeit) come cardini tra due mondi, omette di riconoscere che la nascita di nuovi paradigmi di pensiero è da sempre il frutto di un dialogo rammemorante con un passato perduto. Omero è sintomatico di questo. Il primo testimone della tradizione scritta occidentale, nonché inventore della letteratura europea, racconta il passato con storie mitopoietiche, ingrandisce la portata degli eventi e la grandezza degli uomini che ne sono protagonisti, quindi Omero, nel suo rinascimento antico, assai probabilmente compie un’operazione di recupero, un rammemorare simile a quello che nel rinascimento moderno dovettero compiere artisti e pensatori. I pittori grotteschi che ripropongono affreschi simili a quelli visti sulle volte della Domus Aurea, i filosofi che ricercano il pensiero pitagorico, ecc.
Credo che dovremmo disporci alla storia come antidarwiniani, nel senso che ad ogni epoca segue un’altra epoca meno evoluta, come credevano gli stessi etruschi, i nuovi uomini sono peggiori dei loro avi, e quando li vedi proliferare quello è il segno evidente che la nostra civiltà è alla fine e una nuova la sta per rimpiazzare. Anche gli egizi pensavano che la storia dell’umanità andasse per cicli. Essi vedevano le connessioni planetarie ed astrali e vi abbinavano dei lassi di tempo alle leggi dei quali rispondeva anche lo sviluppo delle civiltà sulla terra. Si parla di megacicli di circa 22mila anni, a loro volta divisi in cicli più brevi. Gli etruschi ereditarono la stessa visione. Per loro c’erano cicli di circa 3600 anni suddivisi in sottocicli di circa 900 anni. Di se stessi riconoscevano non solo l’inizio (950-900 a.C.) ma anche la fine, sapendone la durata.
Vulcatius, un sapiente della etrusca disciplina, lo annuncia nel 44 a.C. pubblicamente. Dopo un’eclissi e l’omicidio di Cesare, rivela a tutti che si sta entrando nel decimo “secolo”, e l’aver rivelato questo sapere occulto gli costerà la vita. In effetti aveva ragione, di lì a poco la lingua etrusca scomparirà e gli etruschi diventeranno romani, è la fine di una scienza/religione che lascerà il posto ad un mondo schizoide, diviso per 2000 anni tra un positivismo tecnico e un sistema di credenze separati da un abisso e schiavi di un diffuso livellamento verso il basso degli stati di coscienza. Il riavvicinamento all’Oriente e agli Antichi non è un fenomeno solo dei nostri tempi, basti vedere Hegel e Schopenhauer, oppure Jung e Jaspers, per avere chiaro che molti intellettuali illuminati hanno colto già in passato l’impellenza necessaria di una conoscenza approfondita delle nostre radici.
La risposta a “da dove veniamo” è una terapia che risponde insieme al “dove andiamo”.

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