Egizi ed Etruschi

Egizi ed Etruschi. Due popoli molto più vicini di quanto si pensi. Quando ci insegnano la storia a scuola ci sembra che gli egizi e gli etruschi fossero geograficamente e cronologicamente a una distanza incolmabile. Sembra che fino all’arrivo dei re greci d’Egitto e degli imperatori romani quel mondo non fosse in contatto coi nostri avi “occidentali”.
Niente di più falso. I re dei mari – gli etruschi come li chiamavano i greci – andavano e venivano dall’Egitto. Prove? La più classica sono gli scarabei trovati soprattutto a Vulci. Ma indizi tanti. La rete commerciale che andava dalle zone dell’avorio nell’Africa centrale fino alla odierna Gran Bretagna dello stagno per il bronzo (cfr. “the submerged forest paleosols of Cornwall” di C. N. French), fino ai fiumi del mar Baltico dove si raccoglieva l’ambra. Gli etruschi si erano ben dislocati con la centralità della penisola italica, le colonie o città emporio attestate, sulle coste della Linguadoca, in Corsica e Sardegna, nel mar Egeo e sui Dardanelli (via dell’oro dalla Georgia).
Inoltre, in epoche in cui noi moderni non chiamiamo etruschi quei popoli che si muovevano nelle stesse regioni, c’è una vasta letteratura antica sui Tirreni, che i greci collocano non tra i “barbari tout-court” ma tra i discendenti dei pelasgi che, a dire degli stessi greci classici, erano uno dei popoli più antichi di quelli che abitavano la Grecia e l’Egeo. Omero, e altri tra i primi testimoni “scritti”, li collocano in varie zone della Grecia, fino almeno a Dodona, dove si trovava il primo tempio oracolare del “nostro mondo”, un tempio che era un bosco di querce sacre, legato a Zeus, – a dire di Omero, Zeus prima di essere dio dei greci era stato dio dei pelasgi – tempio “fondato” sull’influenza egizia, come racconta il mito della colomba arrivata in volo da laggiù.
Per non parlare della storia pre-ellenica ed -etrusca. Ai tempi già prima dei “grandi viaggi” degli argonauti, secondo i testi egizi dell’epoca, esistevano nell’area mediterranea popoli dai nomi etimologicamente interpretabili come T*R*SH e P*L*SH*T, ovvero tursha/teresh e paleshit/peleshet, che oltre ad una assonanza con Türse(noi) e Pelas(goi), rivestono un ruolo importante anche nella geopolitica dal XIV al XII secolo avanti Cristo. In quell’epoca di crisi gli egizi dovettero tenere a bada queste genti devastate dalla fame, lo facevano con i loro inesauribili granai, come attestano anche scambi epistolari intercorsi tra le diplomazie egizie e ittite. Ma la disperazione portò questi popoli a confederarsi per attaccare militarmente i grandi poli economici di quei tempi. Così dichiararono guerra ad Egitto e Impero Ittita. L’Egitto respinse gli attacchi, Wilusa (Ilo, Troia) cedette, e più in là l’Impero Ittita finì per sgretolarsi.
Per il mondo occidentale si aprì uno scenario medievale e un paio di secoli di vero buio.
Da questo buio emersero i fenici, gli etruschi e i “greci”, ovvero gli elleni (greci colonizzati dai dori).
E come non ricordare la sontuosa tomba a sepoltura egizia dell’illustre T*R*SH chiamato AN*N?
Una sepoltura antecedente la Grande Guerra. E mille anni dopo invece altrettanto singolare la sepoltura sempre in Egitto di una signora (pare fosse adirrittura bionda) mummificata con le pagine di lino di un libro etrusco.
Insomma una lunga affascinante storia davvero.
Io ve la racconto così al volo su Facebook, ma potete trovare i documenti necessari ad approfondire e vedrete che non c’è niente di campato in aria.

Angelo Mazzei

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