Dell’ignoranza emotiva e i diversamente intelligenti

Una volta quando c’era uno – per cosí dire – diversamente intelligente, il branco dei normali lo bullizzava, lo prendeva in giro, a pallonate, a scappellotti.

Oggi per fortuna c’è il DSM V, cosí succede come al figlio dell’amica del mio amico, che ha la Sindrome col nome straniero di un tale. Dice: se la mamma si taglia un dito e sanguina oppure si rovescia l’olio bollente addosso e comincia ad urlare, lui resta impassibile e continua a giocare alla play. Non ha empatia. Ha la sindrome del tizio, bisogna essere comprensivi ed aiutarlo.

Forse dovremmo metterci tutti un’etichetta addosso. Tipo Achille lo vedrei bene con uno scudo di bronzo con iscritto sopra “Mi fa male il tallone, lasciatemi in pace”.

Pensate a quante volte vi capita di dire a un amico: “Chi, quello? Lascialo perdere, è un imbecille!” – non negatelo, lo so che lo fate e, se qualcuno vi fa notare che siete dei fascisti emotivi o che sposate la cancel culture, voi negate.

Non sarebbe tutto più semplice se avessimo tra noi tutti lo stesso atteggiamento comprensivo che abbiamo col figlio dell’amica del mio amico?

Pensate un po’ a come sarebbe facile se invece di dire:

Quella tipa lasciala perdere perché è una testa di cazzo!

Noi dicessimo piuttosto:

Con lei cerca di essere molto paziente e comprensivo perché ha la Sindrome di Schwanzkopf.

Schwanz che?

Schwanzkopf. Vuol dire Testa di Cazzo in tedesco.

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