(Uomo vs Natura)
Per chi crede che il rapporto Uomo-Natura sia irriducibile; che cioé lo sia diventato attraverso un processo di evoluzione che ha provocato il distacco del primo dalla seconda; attraverso la scoperta del fuoco e del linguaggio, con l’emersione di quella qualità la filosofia del novecento ha chiamato Tecnica con l’iniziale maggiore.
Per chi crede che l’Uomo si sia effettivamente smarcato dalla Natura e ne abbia dall’esterno preso il controllo; l’epidemia è un attaccamento e non una fusione; lo “epi” è un appoggio su e non una confusione con il “deme”. Il Virus è l’Altro Assoluto che puó essere stato concepito e puó essere annientato dalla potenza divina della mente umana.
Per chi invece crede che l’Uomo, per quanto evoluto e distaccato, rimanga comunque un elemento della Natura; che Esso sia un essere naturale giammai districabile dalla volontá di una Natura alla quale appartiene indissociabilmente; che pure qualora l’Uomo appaia l’artefice del Male e della Cura, in fin dei conti il suo arbitrio non sia mai del tutto libero e la volontà che lo guida sia fuori dal suo controllo; forza della Natura e genio Divino siano non oggetti padroneggiabili bensí padroni oggettivanti, che esulano dalla volontà umana e anzi la determinano.
Il virus è stato creato dalla Natura o dall’Uomo? La domanda non è completa, se cosí formulata. Ogni domanda ben posta deve convenire con l’orizzonte delle risposte possibili quali pregiudizi assumere. Non ci sono domande esenti da pregiudizi; una mente totalmente esente da presupposti non avrebbe né modo né motivo di porre domande.
Uomo o Natura, poco importa se non stabiliamo già d’emblée il nostro solido pregiudizio ad assioma. Se credessimo in un Uomo padrone assoluto della Tecnica allora ci porremmo delle domande fondate su questo principio e a garanzia di esso. Sarebbero valide tutte le domande e tutte le risposte che prevedano la salvaguardia di una logica la cui trama si sviluppa con incroci che ripetono la forma dell’assioma iniziale, escludendo ogni ragionamento che ci facesse correre il rischio di un campo di risposte fuori dalla verità del dualismo principale, costringendoci a cambiare il nostro pregiudizio fondante ed assumerne a vero l’altro, quello dell’Uomo inestricabile dalla Natura e ridotto ad essa e alla di essa volontà.
In questo caso saremmo costretti a rimettere in discussione noi stessi. L’Uomo dovrebbe distruggere l’immagine che di sé si é costruito e tornare a una visione del mondo ancestrale. Se costretto ad ammettere la sconfitta nella battaglia contro la natura l’Uomo dovrebbe assumere di essere stato contronatura e chiedere in un certo qual senso perdono ad altri da sé.
Ma attenzione. Tornare ad una visione del mondo ancestrale non significa negare tutto quello che abbiamo esperito da allora fino ad oggi. E qui entra in gioco la coppia Hegel+Heidegger. Si tratterebbe di un ritorno del figliol prodigo, parabola che conserva e fa tesoro, che torna in sé con la consapevolezza di sé fuori di sé, con tutta la scienza della propria follia.
Superamento che conserva, per Hegel, la contraddizione della propria storia, che nega la storia ricordandola, che la sorpassa tenendola con sé.
Pensiero rammemorante. Per Heidegger il ritorno al punto di partenza non significa la monodimensione del punto, ma mantiene la spazialità del tempo che nel Ritorno si tiene a Mente. Tornare è un riportare alla memoria, ritenere, tenere a mente, mantenere il contatto tra la mente e lo spirito remoto. Connessione arcaica.
Allora ecco che non ci serve chiederci se il virus sia stato creato dall’Uomo o dai Divini. Quando il nostro pregiudizio è chiaro ci è chiara allira l’inconsistenza della domanda. Non ci sono risposte mancanti, ma solo domande mal poste, pregiudizi obsoleti.
Ecco che cosa muove tutti quegli strani soggetti che invitano a seguire strade mistiche e cogliere dei messaggi importanti nelle trame di questo pandemico Male. Essi non fanno altro, in maniera mistica e misteriosa, che indicare la strada da seguire. Il Mistico e il Mistero non sono il luogo dove essi vogliono farci andare, ma il mezzo che essi credono migliore per potervici trasportare.
L’Uomo deve chiudere il cerchio, che non significa finire, ma stabilire una connessione ancestrale, prendere contatto con la propria origine, mettere in comunicazione la propria mente con lo spirito più remoto.
Solo questo.