Logos :: Canzoni Vecchie [2004-14]

LOGOS – versione restaurata

Tutto nasce tra il 1989 e il ’91, leggendo Paul Watzlawick. Lì vengo a conoscenza dell’esperimento di Federico II, poi di Psammetico e della domanda più antica:

si può vivere senza il tocco? – senza contatto?

Questa è LOGOS. Restaurata.



https://youtu.be/f5_sLj4kdCI?si=lEELpCBDFI_D1nZM

Chi resta solo non deve “abituarsi”. Il corpo non si abitua mai a non essere toccato da nessuno. Conoscete l’esperimento di Federico II di Svevia? Federico fece crescere dei bambini in perfetto isolamento. Stavano soli tutto il giorno senza mai vedere nessuno. Non mancava loro nulla: cibo, acqua, giochi, cure. L’esperimento, ispirato a quello del faraone Psammetico nel VII secolo a.C., mirava a capire quale linguaggio avrebbe sviluppato un bambino cresciuto senza essere educato da nessuno. I bambini morirono tutti. L’esperimento mostrò che, anche avendo ogni mezzo di sostentamento a disposizione, senza il contatto umano si muore: il corpo si indebolisce e il sistema immunitario crolla. Psammetico invece, due millenni prima, riuscì nell’esperimento. I bambini avevano contatti, cure e presenza; l’unica restrizione era il silenzio assoluto, perché i loro educatori non potevano parlare. Lo scopo del faraone era scoprire quale fosse la lingua più antica, ascoltando la prima parola pronunciata da bambini cresciuti senza linguaggio. Secondo Erodoto, nel libro II delle Storie, la prima parola fu BEKOS, βεκός, che in frigio significava “pane”, e da ciò si dedusse che il frigio fosse più antico persino dell’egizio. Ma l’aneddoto è importante per un altro motivo. Ci rivela che parlare non è ciò che ci permette di sopravvivere. I bambini di Federico morirono per mancanza di contatto, non per mancanza di parole; altrimenti sarebbero morti anche quelli di Psammetico. Ciò che è irrinunciabile nella vita umana è il contatto. Senza contatto si muore. Si può telefonare, scrivere, chattare, mandarsi messaggi e vocali, ma se questi aneddoti dicono qualcosa di vero, le relazioni solo virtuali non bastano a salvarci. È vero, non siamo più bambini: abbiamo memoria del contatto, del corpo, degli abbracci, della pelle, dell’amore. Ma il vuoto lasciato dall’assenza di una carezza, di un abbraccio, di un tocco, è qualcosa a cui non dobbiamo e non possiamo abituarci mai.

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