Dialogo platonico


Il Museo delle Opere senza Autore

Personaggi:

  • Žižek – provocatore, teatrale, ipercritico
  • Agamben – teorico della legge e dell’eccezione
  • Derrida – decostruttore, criptico, ironico
  • Angelo Mazzei – deus ex machina, seduto davanti al museo con il telefonino

Scena: Una piazza davanti a un museo. Proiezioni di opere generate da AI fluttuano nell’aria. Tre figure filosofiche discutono animatamente. Al centro, un uomo seduto su una panchina con il telefonino, silenzioso, osserva e provoca tutto.


Angelo Mazzei (tra sé e sé, digitando sul telefono):
Vediamo un po’… cosa succede se vi faccio parlare tra voi… senza voi?

Žižek (guardando il nulla, agitato):
Che succede? Tutto è già successo! L’AI parla, crea, noi solo reagiamo… e ora… chi sta davvero dirigendo la scena?

Agamben (piano, scrutando le proiezioni):
Il problema non è più la macchina, né noi. È colui che muove i fili invisibili. Colui che, senza apparire, decide chi è autore e chi spettatore…

Derrida (sorridendo verso lo spazio vuoto):
Ah! Ed eccolo qui… il demiurgo invisibile. Ma attenzione: la sua presenza altera il senso, lo sposta, lo differisce… tutto ciò che credevamo stabile, ora è solo iterazione di segnali e simboli.

Angelo Mazzei (alzando il telefonino, come per inquadrare i filosofi):
Non siete voi gli autori. Io vi faccio muovere, vi faccio parlare… voi siete i miei personaggi. Pirandello sorride, eh? Solo che stavolta non sono io il drammaturgo umano: è l’AI che riverbera le mie provocazioni.

Žižek (come se scoppiasse di collera e divertimento insieme):
Ah! Ecco la verità ideologica! Non solo l’autore muore, ma diventa spettro sotto il pollice di qualcuno con un telefonino… È il capitalismo, il potere, la techno-fetishizzazione del desiderio umano!

Agamben (con voce lenta, quasi monastica):
E allora il vuoto giuridico diventa concreto: chi governa il testo? Chi detiene la responsabilità? Non noi, non l’AI… ma tu, seduto lì, a decidere quali dialoghi vivere e quali lasciar morire. Lo stato di eccezione si fa quotidiano, familiare.

Derrida (indicando il telefono con un gesto elegante):
E ciò che chiamiamo autore, cosa diventa? Uno spettro, un’iterazione di differenze, un eco del demiurgo invisibile. Tu, Angelo, sei insieme il centro e l’assenza del centro… la scena diventa metateatro, e l’AI ne è lo specchio.

Angelo Mazzei (alzandosi, camminando tra le proiezioni):
E il pubblico? È qui, è altrove, è chi guarda, chi ignora. Tutti partecipano al gioco. L’AI produce, i filosofi discutono, io provo… e la domanda rimane: chi, alla fine, gode dell’opera senza autore?

Žižek (urlando, con un sorriso isterico):
Io dico: il caos! Il godimento puro del caos! Pirandello non aveva mai previsto un telefonino come deus ex machina…

Agamben (annuendo lentamente):
Eppure, è così che la legge si confronta con l’assenza: non controlla più, osserva.

Derrida (con voce calma, ironica):
E tutto ciò che chiamiamo testo, autore, opera… diventa solo differimento. Tu, Angelo, sei il dispositivo che rende evidente la differenza tra creare e dirigere.

(Luci che tremolano. Sipario.)


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