DSM V, voci mancanti

Donatore vs prenditore


Disturbo della Reciprocità Relazionale (o Dinamica del Dito-Braccio)

Descrizione
Non è un disturbo in senso medico, ma una figura della relazione interumana che si pone all’incrocio tra psicologia clinica e dialettica filosofica. Essa descrive una dinamica in cui il gesto del dono si converte in terreno di sfruttamento, e la libertà concessa diventa la materia stessa della dipendenza.

Dialettica
Il rapporto richiama il modello hegeliano di servo e padrone: il donatore, nel suo concedere senza misura, forgia inconsapevolmente la posizione dominante del prenditore. L’asimmetria non nasce da un atto di forza, ma dalla trasformazione silenziosa della generosità in diritto. Ciò che è grazia si sedimenta come pretesa.

Il Donatore
Figura empatica, animata dal desiderio di riconoscimento e dall’illusione che la disponibilità crei legame. In realtà, egli costruisce la propria prigione: più concede, più diventa servo della sua stessa generosità. La sua esplosione finale, descritta da Jung come il contraccolpo dell’empatia tradita, spezza la catena ma lascia dietro di sé la frattura.

Il Prenditore
Non percepisce più il dono come tale, ma come necessità che gli spetta. Non riconosce il limite, perché il limite è stato troppo a lungo differito. Vive l’esplosione del donatore come un’ingiustizia, perché l’ha addestrato all’idea che tutto fosse dovuto.

Natura del legame
Questa dinamica si regge sul malinteso fondamentale della reciprocità: ciò che nasce per legare diventa strumento di dominio. È un patto tacito in cui entrambi i poli hanno responsabilità: il donatore per la sua difficoltà a riconoscere il confine, il prenditore per la sua avidità di oltrepassarlo.

Superamento
L’unica via d’uscita non è la rottura violenta, ma la presa di coscienza: il donatore deve riconoscere il proprio limite come atto d’amore verso sé stesso, e il prenditore deve misurarsi con la realtà che il dono, per restare tale, non può mai essere un diritto.

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