REGIONE VI (Umbria)
VI. Todi – Una ricca tomba della necropoli tuderte, scoperta nel predio La Peschiera
Rapporto del prof. F. Barnabei
Da alcuni anni furono intrapresi scavi a Todi, sul pendio meridionale del colle su cui sorge la città, a pochissima distanza dalle mura urbane, nei predii Stefano e Raffaele, dove si riconobbe l’estensione della necropoli della famosa città umbra. Tuttavia, essendo le indagini eseguite per scopi commerciali e dunque finalizzate unicamente alla raccolta di oggetti, una gran quantità di reperti preziosi per lo studio storico e archeologico andò miseramente perduta. A ciò si aggiunse il danno derivante dal modo in cui i materiali ritrovati furono confusi tra loro, senza alcuna memoria delle circostanze della loro scoperta, poiché non si tenne alcun registro dei ritrovamenti in relazione alle tombe di appartenenza. In questo modo, ogni traccia dei rapporti tra gli oggetti e il contesto tombale andò distrutta, compromettendo il loro pieno valore storico.
Dall’esame dei manufatti in terracotta, vetro e bronzo conservati a Todi presso i signori Orsini, proprietari dei fondi, si poté dedurre che le numerose tombe esplorate appartenevano per la maggior parte al III e al II secolo avanti Cristo. Altre informazioni raccolte rivelarono che i depositi funerari erano formati da casse di travertino monolitiche oppure da casse di legno, ricoperte e protette da grandi lastre di arenaria (cfr. Notizie 1885, p. 179).
Al III secolo avanti Cristo va riferita una nuova tomba, scoperta negli ultimi giorni di settembre nel predio La Peschiera, sempre appartenente ai signori Orsini. La suppellettile funebre, ricchissima di oggetti in oro di ornamento muliebre, offre una testimonianza particolarmente significativa dello stato dell’arte nella vicina Etruria, in un’epoca in cui vi dominava rigoglioso il gusto dell’arte greca.
Si scoprì dapprima una testina in terracotta, finemente modellata, raffigurante Minerva, che si trovava probabilmente tra i detriti di scarico e che potrebbe appartenere ai materiali provenienti dai templi o dagli edifici situati sulla sommità del colle, crollati e dispersi nel tempo.
Successivamente, a tre metri dal suolo moderno, si rinvenne una fossa contenente i resti di uno scheletro, originariamente deposto in una cassa di legno ormai completamente decomposta. La presenza della cassa era deducibile dai segni lasciati nella terra circostante.
Dalle informazioni raccolte, risulta che la decorazione della cassa fosse composta da:
- Borchie circolari in bronzo (diametro: 55 mm)
- Quattro grappe di ferro
- Sei teste di grifoni in piombo, due delle quali più grandi
Non è stato tuttavia possibile determinare con certezza la disposizione originaria di questi elementi nella cassa.
Suppellettile funebre
La tomba conteneva oggetti in bronzo, terracotta e vetro.
Tra i bronzi spiccano:
- Un patera elegantissima (diametro: 0,22 m) con il manico raffigurante una figurina di Bacco (altezza: 0,16 m), posta su una base triangolare con incrostazioni in argento. Bacco ha la mano sinistra appoggiata al fianco e la pelle di tigre avvolta attorno al braccio destro, che cade dalla spalla.
- Un orcio in bronzo (altezza: 0,16 m), rotto in più pezzi ma facilmente ricomponibile. Il manico rappresenta una figura di Sileno, coronata, in una posa di riposo con una marcata piegatura del corpo.
- Uno specchio in bronzo (diametro: 0,175 m) con incisioni raffiguranti una scena mitologica legata a Venere, purtroppo danneggiata dall’ossidazione. Sono visibili gli attributi di Amore ai piedi delle figure centrali e due iscrizioni etrusche ai lati, difficilmente leggibili.
- Un thymiaterion (bruciaprofumi) (altezza: 0,49 m), di forme particolari e di arte un po’ trascurata. Alla base vi sono tre figure alate, due delle quali, con le mani protese e i piedi in avanti, si appoggiano con il dorso a un cerchio che ricorda una ruota. Al centro, su una propria base, è collocato un mortaio, in cui un Satiro, con un pestello in ciascuna mano, esegue un movimento che ricorda una scena raffigurata nella tomba dei Settecamini presso Orvieto.
Altri oggetti in bronzo:
- Una piccola civetta (altezza: 0,052 m), probabilmente pomello di un coperchio di cista.
- Un boccale liscio (altezza: 0,30 m).
- Frammenti di un vaso con manici terminanti in palmette e di una cista con coperchio e manico laterale.
- Resti di una strigile e tre pezzi di ses rule.

Tra i manufatti in terracotta:
- Un rhyton perfettamente conservato (altezza: 0,19 m), modellato con eleganza. È a doppia faccia: da un lato vi è un Sileno, con un motivo ornamentale a tenia, dall’altro una Baccante. Sul beccuccio del vaso è dipinto un motivo a palmette, che ricorda la tecnica dei rhyta di Vulci.
- Frammenti di due vasetti dipinti, uno dei quali ha la forma di skyphos.
- Due oinochoai a vernice nera e una saliera etrusco-campana.
- Un orcio ordinario, una piccola olla e vari frammenti di vasi locali.
- Un piattino etrusco (diametro: 0,115 m) con una testa barbata dipinta su fondo nero e un’iscrizione inferiore.
- Un altro piattino simile, con una testa muliebre diademata e la stessa iscrizione.
Oggetti in vetro:
- Un balsamario di colore turchese con striature bianche (altezza: 0,13 m).
Ornamenti personali
L’ornamento della persona defunta è particolarmente ricco e di finissima oreficeria, non solo per il decoro del viso e delle mani, ma anche per la sontuosità delle vesti. Oltre ai gioielli destinati all’uso funerario, vi erano anche monili pregiati, probabilmente usati in vita.
Si distinguono:
- Due orecchini di straordinaria finezza, simili a quelli conservati nel Museo di Perugia e nel British Museum. Lunghi 0,10 m ciascuno, rappresentano un grande scudo ornato di rosette e lavorazioni a pulviscolo, con una testa muliebre sospesa al centro, decorata con splendidi orecchini e ciondoli. Tre catenelle laterali terminano con piccoli pendagli.
- Un monile composto da tre catenelle a maglia finissima, collegate a tre bulle: una ovale con un’onice al centro e due laterali rotonde (diametro: 0,024 m), decorate con teste di Medusa a sbalzo.
- Tre anelli: uno con un’onice a forma di scarabeo, un altro in lamina d’oro riempita con mastice, e un terzo con una targa ovale decorata con due figure nude e un’iscrizione etrusca.
L’anello più grande, simile a un sigillo, era probabilmente destinato al pollice, come suggerito da rappresentazioni su sarcofagi etruschi.
