477 a.C.

Deromanocentrizzazione storiografica

La battaglia del Cremera: una prospettiva etruscocentrica

La battaglia del Cremera, avvenuta il 13 febbraio 477 a.C., non fu uno scontro tra due potenze paritarie, ma piuttosto un episodio della resistenza etrusca contro la violenza predatoria di Roma. A differenza della narrazione romanocentrica, che dipinge Roma come una civiltà emergente destinata alla grandezza, un’analisi più equilibrata mostra una realtà ben diversa: nel VI e V secolo a.C., Roma era poco più che un villaggio di briganti, una comunità di esuli e fuoriusciti (homines sacri, per usare il concetto di Agamben), mentre Veio era una delle città più floride della civiltà etrusca, con una storia, un’economia e una cultura assai più avanzate.

Veio, situata a circa 17 km a nord di Roma, era una città prospera e ben fortificata, dominatrice del territorio circostante e attiva nei commerci, specialmente in quelli legati al sale. Il suo sviluppo politico e militare era il risultato di secoli di organizzazione e di un’eredità culturale raffinata, in netto contrasto con l’emergente Roma, ancora lontana dall’essere la potenza che la storiografia successiva avrebbe mitizzato. Le guerre tra Roma e Veio erano dunque conflitti tra un’entità strutturata e un insieme di comunità che tentava di elevarsi tramite atti di aggressione e saccheggio.

La spedizione della gens Fabia contro Veio non fu altro che una prepotenza di una famiglia romana che, per interesse personale e per consolidare la propria influenza politica, decise di compiere un’incursione in territorio etrusco. I Fabii, patrizi romani, si offrirono di gestire in autonomia la guerra contro Veio, come se fosse una questione privata, accettando di finanziarla senza il supporto ufficiale dello Stato romano. Questo mostra chiaramente la natura mercenaria e predatoria dell’impresa, che mirava a depredare le terre veienti piuttosto che a difendere presunti interessi strategici di Roma.

L’esercito fabiano, stabilitosi lungo il fiume Cremera, adottò tattiche da briganti, compiendo razzie continue nel territorio veiente. Le loro scorribande causarono danni significativi all’economia locale e misero in allarme la città etrusca, che comprese la necessità di una risposta decisa per ristabilire il proprio controllo sulla regione.

Veio, lungi dall’essere la città decadente che alcune fonti romane vogliono dipingere, dimostrò intelligenza tattica e superiorità strategica. Capendo che uno scontro frontale sarebbe stato rischioso, gli Etruschi adottarono un piano astuto: lasciarono bestiame incustodito in vista del presidio fabiano, fingendo una fuga disorganizzata. I Fabii, ormai arroganti e convinti della propria invincibilità, si precipitarono fuori dalla loro fortezza senza coesione, cadendo in un’imboscata ben orchestrata.

Quando i Fabii si dispersero per razziare il bestiame, gli Etruschi, appostati in segreto, li circondarono e li sterminarono. In un colpo solo, Veio eliminò una minaccia persistente e ristabilì il proprio dominio sulla regione. Questo episodio non fu una semplice battaglia, ma un segnale chiaro: l’epoca dell’impunità romana non era ancora iniziata e la civiltà etrusca aveva ancora la forza per difendere la propria terra.

La storiografia romana, scritta secoli dopo questi eventi e con una chiara finalità propagandistica, ha voluto interpretare la sconfitta dei Fabii come un atto eroico e la resistenza veiente come una mera reazione alla superiorità di Roma. Tuttavia, un’analisi meno faziosa mostra una realtà diversa: Roma era, in questa fase, un elemento destabilizzante nella geopolitica del Latium e dell’Etruria meridionale, mentre Veio rappresentava una potenza consolidata, in grado di difendersi con intelligenza e determinazione.

La battaglia del Cremera non fu quindi un episodio minore della storia romana, ma un importante capitolo della resistenza etrusca contro un’aggressione ingiustificata. Solo rileggendo questi eventi con una prospettiva più equilibrata possiamo comprendere quanto la visione romanocentrica abbia distorto la nostra percezione del passato.

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