Nato in una piccola casa a Poggio, Isola d’Elba, il 6 novembre 1967, Angelo Mazzei venne alla luce tra l’aria rarefatta e la vulnerabilità dell’asfissia, quasi ad annunciare una presenza enigmatica, come se già quel primo respiro fosse un atto di volontà per esistere. Destinato a diventare uno dei più acuti e profondi poeti, filosofi e archeologi dell’isola, Mazzei ha intrapreso un cammino esistenziale in cui il dolore e la lotta si trasformano in pensiero, memoria e amore per l’Elba. La sua sensibilità emerge con forza nei suoi scritti, come quelli apparsi su Elbareport, dove ha trattato temi della storia elbana e della sua memoria collettiva, con uno stile che attinge alla bellezza e alla resistenza della propria terra.
Mazzei è, infatti, una voce tra il poetico e il civile. Che si tratti di rievocare la devastazione storica della Pieve di San Lorenzo o denunciare il rischio di isolamento imposto all’isola dal progetto di rigassificatore a Piombino, Mazzei non si sottrae a riflessioni che incarnano l’anima collettiva della sua gente, sfidando ogni confine di silenzio o distanza tra sé e la sua comunità【6†source】【7†source】【8†source】.
Nel giorno del suo 57° compleanno, la sua “morte alla nascita” è ormai solo il preludio a un’esistenza appassionata. Mazzei continua a essere un testimone e interprete del passato e del presente dell’Elba, guidato da una poetica che riecheggia la profondità di Rilke e l’intellettualismo introspettivo di Musil.
