NON È SCIENTIFICO

Ancora la nebbia nasconde i contorni del paesaggio e dalla mia finestra non si vede il mare.
Che il positivismo sia entrato nelle nostre vite scippandoci la sacralità del pensiero lo si vede già nel linguaggio comune e nella consueta diffusione di ciò che in comune diamo per scontato.Esso ci ha preso la parola e drasticamente afferma di ogni suo pregiudizio “È SCIENTIFICO!”, come a voler dire che è finito l’amore che muove il pianeta e gli atomi di dantesca ed empedocleiana memoria.
In nome della Scienza si afferma uno strisciante nichilismo di ogni teologia, la negazione dell’elemento divino, l’apoteosi del nudo e crudo.
Le emozioni non rivelano più l’intima discendenza dell’uomo da un progetto che lo precede e gli sopravvive nella dimensione dell’eterno. L’effimero si afferma come fondamento sistematico e riconfigura la struttura temporale.
Tutto andrebbe ripensato con cervelli nuovi, meno protagonisti, menti aperte all’idea ancestrale di non essere altro che nodi di flusso, interruttori, punti di passaggio di una Sola Grande Mente Universale, che tutto pensa in vece nostra.
E ancora con Deleuze – che ne è oggi dell’«immacolata concezione» e del suo concetto, il concetto che essa genera, ma anche essa stessa in quanto concetto? Un atto di concepire che non sia affatto corrotto dalla proprietà specifica del pensatore, ma che sia piuttosto assolutamente libero e indipendente da un soggetto in carne e ossa, del tutto pertinente alla dimensione non antropocentrica, e infine liberato dalla coniugazione verbale della prima persona singolare. Una concezione e un concetto, ma anche la nozione in quanto tale, senza alcun bisogno “né di te né di me”. Hegel dice nell’Enciclopedia (3ª Sezione, IX La Nozione, §160) «… che l’Assoluto è la Nozione. [e che] Questo richiede una stima più alta della nozione, tuttavia, rispetto a quella che si trova nella logica concettuale formale, dove la nozione è una semplice forma del NOSTRO pensiero soggettivo, senza un contenuto originale proprio». È la mia interpretazione qui che sottolinea la non-proprietà del “nostro” gridandolo in lettere maiuscole, plurale comunque bloccato sempre nell’illusione sovrana di una prima persona, una ‘maiestatis’ che non si dà nel regno del Pensiero – Pensiero che è l’unica delle regine.

Nel frattempo pensiamo che sia meglio fuggire da qui prima che l’inverno si manifesti definitivamente e riscaldarsi diventi appannaggio dei soli ricchi.

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