di A. Mazzei
La Dea Madre di Çatalhöyük e i legami anatolici con la civiltà etrusca
La Statua della Dea Madre rinvenuta a Çatalhöyük, una delle più antiche città conosciute al mondo, si trova a meno di venti chilometri da Türkmen-Karahöyük. Questo sito archeologico, patrimonio dell’umanità UNESCO, risale al Neolitico (circa VII millennio a.C.) ed è celebre per la sua urbanizzazione precoce e il culto della Dea Madre, simbolo di fertilità e rigenerazione, che caratterizzava molte delle società matrilineari di quel periodo. Çatalhöyük, spesso definito come la più antica città rimasta, rappresenta uno degli esempi più significativi di comunità preistoriche, con case addossate e una complessa stratificazione sociale .
Mentre Çatalhöyük ha ricevuto grande attenzione accademica per la sua importanza storica, i siti dell’età del bronzo e del ferro nella regione di Konya (ad esempio Konya-Karahöyük) hanno goduto di meno visibilità, nonostante la loro rilevanza per la comprensione delle società anatoliche. Scavi condotti in questi siti hanno rivelato la presenza di palazzi del Vecchio periodo assiro (inizio del II millennio a.C.), che testimoniano l’esistenza di formazioni politiche complesse, già prima dell’ascesa degli Ittiti .
Secondo le fonti storiche, l’area di Konya faceva parte del regno di Tarhuntassa, una formazione politica anatolica della tarda età del bronzo. Tarhuntassa, che coesisteva in un rapporto di rivalità e alleanza con i potenti regni ittiti, era un centro culturale importante e sede della lingua luvia. Il luvio, parlato in Anatolia meridionale, è testimoniato in due sistemi di scrittura: geroglifico e cuneiforme. La sua influenza si estese anche a Troia e alla capitale ittita di Hattusa .
Il luvio geroglifico declinò progressivamente durante l’VIII secolo a.C., e la stessa regione di Luwia sparì come entità politica. Tuttavia, il nome sopravvisse nella forma della Lidia (Λυδία), un regno noto anche per le sue connessioni con i Tirreni, un popolo che Erodoto associa direttamente agli Etruschi . Le affinità tra Lidia e Etruria emergono anche nelle tradizioni mitologiche. Tarchun, il leggendario fondatore degli Etruschi, che secondo il mito scoprì un fanciullo che rivelò le sacre conoscenze alla sua gente, riflette un eco della figura divina Tarhunzas o Teshub, venerata nella regione di Tarhuntassa. Questa figura divina, spesso raffigurata con un’ascia e associata al tuono, è paragonabile a Tinia, il principale dio etrusco, che condivide tratti con Zeus e Tesup .
Il mito di Tarchun non implica necessariamente una migrazione diretta dall’Anatolia verso l’Italia, ma piuttosto evidenzia l’esistenza di contatti culturali e legami mitologici profondi tra le civiltà dell’Anatolia e quelle dell’Italia pre-romana. L’area di Tarhuntassa e Luwia, vista da un’ottica etruscocentrica, rappresentava la “terra di Tarcoonte“, il dio del tuono, la cui iconografia taurina e il cui potere sugli elementi trovano continuità nelle tradizioni etrusche.
Un ulteriore legame tra le tradizioni italiche e anatoliche si trova nella figura della dea Athena Pallade e la sua sacra icona, il Palladium. Secondo una delle leggende, il Palladium, simbolo della protezione di Troia, fu portato in Italia da Enea (o secondo altre versioni da Ulisse), e nascosto in città etrusche come Cortona o Tarquinia, prima di essere trasportato a Roma. La figura della Pallade è considerata simile a quella della Dea Madre, legando ulteriormente il culto di Athena con le antiche tradizioni preistoriche dell’Anatolia, come quelle di Çatalhöyük.
Le ipotesi di Marija Gimbutas, relative a una Dea Madre neolitica universale venerata nel bacino del Mediterraneo, suggeriscono che questa figura archetipica possa aver influenzato non solo le tradizioni religiose dell’Anatolia, ma anche quelle etrusche. Il culto della Grande Dea, attraverso figure come Uni o Menrva, continuò a plasmare l’identità culturale dell’Italia antica .
Bibliografia
- Mellaart, James. Çatalhöyük: A Neolithic Town in Anatolia. Thames & Hudson, 1967.
- Bryce, Trevor. The Kingdom of the Hittites. Oxford University Press, 2005.
- Melchert, H. Craig. “Luwian.” In The Cambridge Encyclopedia of the World’s Ancient Languages, edited by Roger D. Woodard, Cambridge University Press, 2004.
- Pallottino, Massimo. L’origine degli Etruschi. Laterza, 1984.
- Hawkins, J. David. “The Inscriptions of the Kizzuwatna and Tarhuntassa Lands.” Anatolian Studies, vol. 30, 1980.
- Heurgon, Jacques. La Vie Quotidienne chez les Etrusques. Hachette, 1961.
- Servius. Commentary on the Aeneid of Virgil. Edited by Georg Thilo, Leipzig, 1881.
- Gimbutas, Marija. The Goddesses and Gods of Old Europe. University of California Press, 1982.

