PERSONA. Jung e gli Etruschi

Fraus, la frode.

Pensate che Frode viene da Fraus, che deriva dall’etrusco FERSV, che vuol dire maschera, come quella che indossavano gli attori (ISTRIUN istrioni in etrusco) a teatro. Dalla parola etrusca FERS(U)NA deriva il nostro PERSONA.
Le persone sono maschere, frodi di se stesse.

𐌘𐌄𐌓𐌔𐌖 che viene da 𐌘𐌄𐌓, attraversare come in PER e PORTA*, e 𐌔𐌖 che starebbe forse per suono, voce, e che significa Maschera attraverso la quale passa la voce ma non la faccia. NA invece indica sempre l’essere umano. Così persona, è l’essere umano che fa passare una voce che è specchio di un’autentica anima attraverso la maschera del suo aspetto esteriore che la stessa anima nasconde.

Falso di maschera etrusca dal British Museum, 1866,0416.2, Chiusi, terracotta

Persona, Jung e gli etruschi

La persona è uno dei concetti centrali della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, ma le sue radici storiche e culturali si estendono ben oltre la psicoanalisi moderna, fino alla civiltà etrusca. Jung definisce la persona come una maschera che gli individui indossano per presentarsi al mondo. Questo termine, infatti, deriva dal latino e originariamente indicava le maschere indossate dagli attori nel teatro classico, funzione che, non a caso, riprendeva una pratica del teatro etrusco. La persona, in questo senso, non è altro che un compromesso tra il sé individuale e le aspettative collettive della società.

Jung sottolinea come questa maschera, apparentemente individuale, sia in realtà un frammento arbitrario della psiche collettiva, uno strumento che serve a uniformarsi alle convenzioni sociali, fingendo individualità. Il rischio dell’identificazione con la persona è la perdita di autenticità: quando ci si identifica eccessivamente con il ruolo sociale, si rischia di smarrire il sé più profondo e autentico. La persona, dunque, non è altro che un costrutto, una parvenza bidimensionale, utile ma potenzialmente pericolosa se confusa con la vera essenza dell’individuo.

Tuttavia, Jung riconosce che, anche dietro la maschera, esiste sempre una certa individualità che emerge, spesso in modo indiretto, attraverso le reazioni dell’inconscio. Infatti, il vero sé, o , non può essere completamente represso, e si manifesta attraverso fantasie collettive e contenuti compensatori che alimentano lo sviluppo individuale. Il pericolo dell’identificazione con la persona risiede proprio nella tensione tra l’adattamento sociale e l’integrità del sé autentico, che può essere soffocato se non si mantiene una distanza critica dalla maschera sociale.

Un parallelo significativo si può trovare nella cultura etrusca, dove il concetto di maschera era altrettanto centrale. Il termine etrusco phersu o phersuna si riferiva alla maschera teatrale, la stessa da cui deriva la parola latina persona. Gli etruschi, grandi dominatori culturali e economici del Mediterraneo, utilizzavano le maschere non solo in ambito teatrale, ma come simbolo della dualità tra l’individuo e il suo ruolo pubblico, un concetto che rispecchia la visione junghiana della persona.

Tuttavia, la storia ha spesso ridotto gli etruschi a una civiltà “di frontiera”, oscurando la loro influenza e relegandoli in una sorta di marginalità storica. Questo pregiudizio romanocentrico riflette una tendenza culturale dominante che rispecchia esattamente il concetto di maschera. Come la persona nasconde il sé autentico dietro un ruolo imposto dalla società, così la visione storica dominante ha occultato la vera portata della cultura etrusca, riducendola a un’appendice della romanità.

È qui che entra in gioco il parallelismo tra la persona junghiana e l’eredità degli etruschi. L’interpretazione della storia etrusca è, in fondo, una maschera imposta dal pregiudizio collettivo. La persona, come costruzione sociale, diventa un simbolo di come le forze culturali e storiche modellino l’identità non solo degli individui, ma anche delle civiltà. Il dominio etrusco sul Mediterraneo viene velato da una narrazione che ne ridimensiona l’importanza, proprio come la persona nasconde il sé autentico dell’individuo.

Allo stesso modo, come l’analisi psicologica può svelare la vera natura dell’individuo dietro la maschera, così una revisione critica della storia può restituire dignità alle civiltà dimenticate, come quella etrusca. La persona, quindi, non è solo una maschera individuale, ma anche un potente simbolo delle dinamiche di potere culturale e storico che influenzano la percezione della realtà. Dietro ogni maschera, sia essa psicologica o storica, si cela una verità più profonda, spesso offuscata da pregiudizi e narrazioni dominanti.

Questa metafora della maschera, che ci viene direttamente dagli etruschi, ci insegna che sia l’individuo che le civiltà sono costantemente in bilico tra l’essere e l’apparire, tra la realtà autentica e la rappresentazione imposta dalla società. Jung e gli etruschi, dunque, ci invitano a riconoscere la maschera e, allo stesso tempo, a cercare di svelare ciò che essa nasconde.

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