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Il Concetto di Mundus nella Cerimonia di Fondazione Romana

Nel contesto della religione e delle tradizioni romane, il mundus riveste un ruolo centrale nelle cerimonie di fondazione delle città. Questo termine, ricco di significati simbolici e cosmologici, si riferisce alla fossa rituale scavata durante la fondazione di una città, un atto che segnava la connessione tra il mondo degli uomini e il divino. Il mundus rappresentava un punto di contatto tra il cielo, la terra e l’oltretomba, una sorta di axis mundi che collegava i tre piani dell’esistenza secondo la visione del mondo romano.

La cerimonia di fondazione di una città romana era articolata in diverse fasi, ognuna delle quali portava con sé un profondo significato religioso e simbolico. La prima parte della cerimonia era connessa al cielo e quindi a Giove, re degli dei. Questo legame con il divino era essenziale per garantire la protezione e il favore degli dèi sulla nuova città. La connessione con Giove e con il cielo rappresentava l’ordine cosmico e la legittimità del potere, sancendo la fondazione come un atto sacro e voluto dagli dèi.

Successivamente, si procedeva allo scavo della fossa, un atto che simboleggiava l’apertura di un varco tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La fossa, che prendeva il nome di mundus, veniva poi riempita con oggetti simbolici: primizie, messi, pugni di terra provenienti da altre località e il lituus del re-augure o un’altra insegna di comando. Questi oggetti erano offerti ai Manes, le divinità dell’oltretomba, stabilendo così un legame tra passato, presente e futuro.

Lo scavo del mundus e la sua riempitura avevano un profondo significato simbolico. Le primizie e le messi rappresentavano i frutti della terra, la ricchezza agricola e la prosperità che si sperava avrebbe caratterizzato la nuova città. I pugni di terra di altra provenienza simboleggiavano l’unione di diverse comunità e territori, un’integrazione che doveva garantire la coesione e la stabilità della città nascente. Il lituus o altra insegna di comando, infine, rappresentava l’autorità religiosa e politica, sancendo il diritto divino e umano di governare quel luogo.

Il concetto di mundus si inserisce in un quadro più ampio di credenze cosmologiche romane. Secondo l’interpretazione di Georges Dumézil, il mundus può essere visto come un microcosmo, una rappresentazione in miniatura dell’universo, con il centro che funge da punto di contatto tra i diversi regni dell’esistenza: cielo, terra e inferi (Dumézil, 1974). La sua consacrazione ai Manes indicava non solo un’offerta agli antenati e alle divinità dell’oltretomba, ma anche la creazione di un legame permanente tra la comunità vivente e le forze del passato, garantendo così la continuità e la stabilità della città nel tempo.

Il riempimento del mundus con i beni del passato e del presente, destinati a divenire i beni futuri, sottolineava l’idea di un ciclo perpetuo di rinascita e rinnovamento. In questo contesto, il mundus non era semplicemente una fossa, ma un luogo sacro che simboleggiava l’eterno divenire dell’Urbs, la città. Come osserva Andrea Carandini, la fondazione di una città romana non era solo un atto politico, ma un vero e proprio rito di creazione che implicava la trasformazione di uno spazio caotico e indeterminato in un cosmos, un mondo ordinato e governato dalle leggi divine e umane (Carandini, 1997).

Dopo la riempitura del mundus, la cerimonia di fondazione prevedeva la costruzione di un altare sopra la fossa colmata e l’accensione di un focolare. L’altare rappresentava il luogo fisico dove la comunità poteva entrare in contatto con il divino, uno spazio sacro che sanciva la protezione degli dèi sulla città. L’accensione del focolare, invece, simboleggiava la vita e la vitalità della città nascente, il fuoco come elemento purificatore e rigeneratore, un punto di unione per la comunità che si riuniva attorno ad esso (Mastrocinque, 1999).

Il focolare, in particolare, aveva un significato centrale nella cultura romana, essendo il simbolo del culto domestico e della continuità familiare. La sua accensione durante la fondazione della città suggeriva che la nuova comunità sarebbe stata come una grande famiglia, unita sotto la protezione degli dèi e del fuoco sacro.

Il mundus nella cerimonia di fondazione romana rappresenta molto più di una semplice fossa rituale. Esso incarna l’intero complesso di credenze religiose e cosmologiche che sottendono la fondazione di una città nel mondo romano. Attraverso il mundus, i Romani stabilivano un legame profondo tra la loro nuova comunità, gli dèi, e gli antenati, garantendo la prosperità e la protezione divina sulla loro città. Questo rituale, con i suoi numerosi elementi simbolici, rifletteva la visione del mondo romana, dove il sacro e il profano, il cielo e la terra, erano strettamente intrecciati in un tessuto di relazioni che dava forma e significato alla vita della comunità.


Bibliografia

  • Carandini, A. (1997). La nascita di Roma: dei, lari, eroi e uomini all’alba di una civiltà. Einaudi.
  • Dumézil, G. (1974). La religione romana arcaica. Rizzoli.
  • Mastrocinque, A. (1999). Santuari e culti dell’Italia antica. L’Erma di Bretschneider.

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