L’essere umano è soggetto a dinamiche di gruppo, che si manifestano attraverso fenomeni collettivi in cui gli individui si muovono insieme, attratti da elementi comuni che variano nel tempo. Questo concetto può essere illustrato dal sistema della moda, così come descritto da Roland Barthes. Barthes osserva che la moda non è solo una questione estetica o funzionale, ma un sistema di significati che si modifica costantemente in base a codici sociali condivisi. Ad esempio, un’estate il colore rosso potrebbe dominare le tendenze, mentre la stagione successiva potrebbe essere caratterizzata da un’inclinazione verso il verde. Allo stesso modo, una canzone può diventare estremamente popolare per un breve periodo, per poi essere rapidamente sostituita da un’altra.
Questa dinamica collettiva della mente umana è stata studiata da Carl Gustav Jung attraverso il concetto di Inconscio Collettivo. Jung lo descrive come una parte della psiche che è condivisa da tutti gli esseri umani e che si manifesta attraverso archetipi e simboli comuni. Un fenomeno correlato a questo concetto è quello della Synchronizität, che Jung definisce come una coincidenza significativa di eventi che non sono collegati causalmente, ma che appaiono intimamente connessi nella loro espressione simbolica. Questo concetto richiama un passo di Marsilio Ficino, in cui l’autore parla della Symphonia in Platone, traducendola in latino con Consonantia.
Ne deriva che la mente umana non può essere considerata un fenomeno puramente individuale confinato all’interno della scatola cranica, ma piuttosto come un’entità più vasta, della quale le singole intelligenze non sono che manifestazioni particolari. Questa prospettiva può essere ulteriormente supportata dalle riflessioni di Parmenide. Nel celebre frammento del filosofo greco, si afferma che “pensare e essere sono lo stesso” (τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι), suggerendo una concezione dell’universo come un’infinita rete neuronale connessa con se stessa.
Un episodio di vita quotidiana può fornire un esempio concreto di come queste teorie si manifestino nella realtà. Recentemente, lavorando come custode in un museo, ho notato un comportamento insolito: i visitatori tendevano a osservare solo la porta di sinistra, ignorando quella di destra che era aperta, concludendo erroneamente che il museo fosse chiuso. Questo fenomeno, che non mi era mai capitato nei sei anni precedenti, si è verificato quattro volte in un solo pomeriggio. Come spiegare un simile comportamento collettivo se non attraverso il concetto di “es denkt”, espressione nietzscheana che ha ispirato il termine “Es” in Freud?
In conclusione, il pansichismo può essere visto come la chiave di lettura per comprendere la natura collettiva e interconnessa della mente umana e dell’universo. Questo punto di vista, che postula una sorta di “anima” o “psiche” diffusa in tutto il cosmo, potrebbe fornire una spiegazione coerente per i fenomeni di sincronizzazione e di inconscio collettivo descritti da Jung, e per le risonanze che tali concetti trovano nella filosofia antica e moderna.
– Barthes, Roland. Système de la mode. Paris: Editions du Seuil, 1967.
– Jung, Carl Gustav. The Archetypes and the Collective Unconscious. Vol. 9, Part 1 of The Collected Works of C.G. Jung. Princeton: Princeton University Press, 1981.
– Jung, Carl Gustav. Synchronicity: An Acausal Connecting Principle. Princeton: Princeton University Press, 1973.
– Ficino, Marsilio. Commentaria in Platonem. In Opera Omnia, Basel: Henricus Petrus, 1576.
– Parmenide, Frammenti. In I Presocratici. A cura di Giovanni Reale. Milano: Bompiani, 2006.
– Nietzsche, Friedrich. Also sprach Zarathustra. In Sämtliche Werke: Kritische Studienausgabe, Band 4, hrsg. von Giorgio Colli und Mazzino Montinari. Berlin: de Gruyter, 1988.
