UNA ENORME DOMUS ETRUSCA ALL’ISOLA D’ELBA

Il Palazzo Spurinna Corona all’Elba: Analisi Architettonica e Contestualizzazione Storica

Il Palazzo Spurinna Corona, situato sull’isola d’Elba, rappresenta una rara testimonianza di architettura italica di epoca etrusca, distinguendosi per le sue dimensioni monumentali e la sua complessa articolazione spaziale. Geometricamente ha tutte le caratteristiche della Domus Tripartita ad Impluvium, evidenziando le sue peculiarità rispetto alle abitazioni aristocratiche coeve. Inoltre, offre la possibilità di ricostruire informazioni storiche dell’ultimo periodo etrusco e archeologiche. Offriró una parziale descrizione della genealogia della famiglia Spurinna, antica e influente dinastia etrusca. Attraverso l’integrazione di questi dati, forniró un quadro dettagliato della rilevanza storica e architettonica del palazzo, avanzando ipotesi sulla sua funzione e il suo significato all’interno della società etrusca.

Il Palazzo Spurinna Corona, situato in una posizione strategica sull’isola d’Elba, è un edificio che merita particolare attenzione per le sue dimensioni eccezionali e la sua conservazione, sebbene versante in uno stato di abbandono. Il palazzo, che copre una superficie interna di circa 1800 metri quadrati, è un esempio straordinario di Domus Tripartita ad Impluvium, tipica dell’architettura italica. Tuttavia, a differenza delle più comuni ville aristocratiche rinvenute nella Maremma e nella Tuscia, le quali raramente superano i 300 metri quadrati, il Palazzo Spurinna Corona testimonia un’eccezionale importanza, forse legata alla sua funzione rappresentativa e al prestigio della famiglia Spurinna.

La Domus Tripartita ad Impluvium è una tipologia abitativa caratterizzata dalla presenza di un atrio centrale con impluvium, attorno al quale si sviluppano gli spazi residenziali con finestre che affacciano esclusivamente sulla corte interna. Questa configurazione architettonica era diffusa tra le élite dell’Italia antica, permettendo una gestione ottimale della luce e dell’acqua piovana, raccolta nell’impluvium e convogliata in una cisterna sottostante.

Nel caso del Palazzo Spurinna Corona, la struttura segue fedelmente questo schema, ma si distingue per le sue dimensioni straordinarie. L’atrio centrale è particolarmente ampio e le ali laterali, destinate probabilmente agli appartamenti privati e agli spazi di servizio, si sviluppano su dimensioni che non trovano paragoni nelle abitazioni contemporanee d’Etruria. Questa disposizione suggerisce che il palazzo non fosse solo una residenza privata, ma anche un luogo di rappresentanza, utilizzato per attività politiche o cerimoniali.

Rifacendomi alla probabile etimologia etrusca del termine “palazzo” ho creduto stimolante rinominare la cosiddetta Fortezza d’Altura in “Falathrium Spurinial di Monte Castello”. Ho raccolto tutte le informazioni che mi ê stato possibile sulla famiglia Spurinna, una delle più influenti dinastie dell’Etruria. Velthur Spurinna, al quale con maggiori probabilità si potrebbe attribuire la costruzione del palazzo, era figlio di Lars Spurinna e padre di Velthur II. La genealogia dettagliata evidenzia l’importanza della famiglia nel contesto politico e sociale dell’epoca, non solo nello stato di Tarquinia, ma per tutta la Federazione Etrusca

Velthur Spurinna, è descritto come un uomo di grande potere, attivo nella vita politica e militare dell’Etruria. La sua residenza all’Elba, un’isola di grande rilevanza strategica e commerciale, per il ferro e il controllo delle rotte marittime, sottolinea il suo ruolo centrale nelle dinamiche politiche della regione. Il palazzo, con la sua imponente struttura, sarebbe quindi una manifestazione tangibile del suo status e della sua influenza.

L’iscrizione ritrovata a Monte Castello, dipinta su un lussuoso piatto, riporta il gentilizio dei “princeps” nella forma Spurinies, mentre quella incisa su uno degli otto dolia delle dispense riporta Curunas Cretnai [Ram]tha. Il materiale epigrafico supporta l’idea che il Palazzo Spurinna Corona fosse non solo una dimora privata, ma un centro di potere, forse utilizzato per incontri diplomatici e per l’amministrazione delle terre circostanti, che facevano parte delle proprietà della famiglia e forse della Federazione. 

Nonostante la sua importanza storica e architettonica, il Palazzo Spurinna Corona è oggi dimenticato e lasciato in balia delle intemperie. Situato vicino alla Grande Traversata Elbana, uno dei sentieri più frequentati dell’isola, il palazzo non è segnalato e quindi ignorato dai numerosi escursionisti che vi passano accanto.

Questo stato di abbandono solleva importanti questioni sulla gestione del patrimonio culturale minore in Italia e in maniera più evidente all’Elba. La mancata valorizzazione di siti come questo rappresenta una perdita non solo per la comunità locale, ma per l’intera comprensione della storia antica italiana. È cruciale che vengano implementate misure per la protezione e il restauro del palazzo, incluse campagne di sensibilizzazione e la creazione di infrastrutture turistiche adeguate, che possano rendere questo sito accessibile e conosciuto.

Il Palazzo Spurinna Corona all’Elba è un esempio eccezionale di architettura italica, le cui dimensioni e complessità lo rendono unico nel panorama delle residenze aristocratiche antiche. Ê possibile supporre la collocazione di questo palazzo all’interno di una rete di potere che abbraccia l’intera Etruria, soprattutto nel V secolo, caratterizzato dai conflitti contro Siracusa, disposta a tutto pur di conquistare l’isola d’Elba.

La conservazione di questo sito è essenziale per preservare una parte importante della storia architettonica e sociale dell’Italia antica. Senza interventi adeguati, il rischio è che questo patrimonio vada perduto per sempre, privando le future generazioni di una testimonianza preziosa del passato. Dopo gli scavi iniziati a fine anni ’70 non è ancora uscita la pubblicazione, i materiali sono solo in piccola parte esposti, ed illogicamente distribuiti in diversi musei

Urge una nuova campagna di scavi, la razionalizzazione dei reperti da esporre in unico ambiente nel museo civico locale, un’ adeguata protezione e messa in valore del sito, pannellistica, e soprattutto la pubblicazione del volume col catalogo completo dei reperti. 

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