La vita non puó essere una reclusione tra pareti difensive nel culto della sicurezza e protezione delle fragilità.
Vorrei creare una parola nuova per descrivere l’arte di non erigere muri ma riparare e rinsaldare le proprie ferite e lacerazioni: CRISOSCHEUSI
Conio questo termine dal greco ΧΡΥΣΌΣ (oro) e ΈΠΙΣΚΕΥΏ (restaurare) per rendere in occidente il concetto giapponese di KINTSUGI.
Secondo questo concetto sarebbe auspicabile per l’uomo di farsi cercatore d’ori coi quali riparare le proprie e le altrui cicatrici, piuttosto che vivere vigliaccamente evitando tutto ció che potrebbe fargli male.
Dioniso è il dio della lacerazione e della crisoscheusi, l’arte di raccogliere i propri brandelli e riprendere forma senza nascondere le fratture ma indorandole.
È nella forma del serpente (nota: prima che la Bibbia fosse scritta) che Zeus si accoppia con Persefone (cfr. post su ΦΕΡΣΙΠΝΑ o ΦERSIPNA) e genera il Protodioniso. Zagreus Meilichios, figlio non di Zeus Olimpico ma di Zeus Chthonio, una forma nominale che forse sta per Ade. Nel XV-XII secolo avanti Cristo 𐀇𐀺𐀝𐀰 ΔΙ-VUΟ-NU-SΟ, essendo Colui che torna dall’Origine Chthonia (NU) alla vita per la seconda volta (ΔΙVUO) oppure come una divinità (ΔΙΟΣ) e per altri come Albero (NUSA) Motore (ΔΙΕ), lo AXIS MUNDI, complemento di ΓΑΊΑ (Gea) ΧΘΌΝΙΑ (Chthonia).
Zagreus è il figlio di Persefone (ΦΕΡΣΥΠΝΑ, Colei che si nasconde nel sonno delle stagioni, oppure La Mietitrice dal sanscrito PARSA per grano e protoIE GUENT per mietere), concepito quando Zeus giunse a Persefone sotto forma di serpente. Zeus portò Zagreus sull’Olimpo e gli diede dei fulmini nominandolo suo erede come brontoteo. Era, gelosa di tutto, spinse i Titani ad accoppare Zagreus circuendolo con un gioco, per poi farlo a pezzi e mangiarselo. Zeus allora ne recuperó il cuore ancora sano e se lo mangió, o forse lo diede a Semele sotto forma di pozione magica. Semele muore prima del parto ma il bimbo viene recuperato e cucito alla coscia di Zeus. Ecco la resurrezione di Zagreus sotto le nuove sembianze di Dioniso, Colui che nacque due volte.
L’archeologia testimonia di iscrizioni votive nelle quali Meilichios ha la forma di un serpente. Si compivano in seno alla religione iniziatica dei Misteri delle cerimonie per evocarne lo spirito dal sottosuolo. Pausania racconta nella sua tarda Geografia della Grecia di aver visto vicino al fiume Cefisso un altare a Zeus Meilichios; su di esso Teseo ricevette il rito della catarsi dopo aver fatto fuori il furfante Sinis suo cugino. Il sacrificio di Meilichios consisteva in un rito del fuoco, un olocausto notturno celebrato in un clima freddo e buio.
Pur portando il nome Zeus, quindi Zeus Olympios, il grande re degli dei, è molto diverso da Zeus Meilichios, un personaggio decisamente chthonio, spesso raffigurato come un serpente e, come visto in precedenza, non possono essere manifestazioni diverse dello stesso dio, ma di un altro, come i diversi attributi di Tinia in etrusco lascerebbero anche sospettare. Ogni volta che si menziona un altro Zeus questi si riferisce sempre all’oltretomba. Zeus Meilichios e Zeus Eubouleus possono interpretarsi come soprannomi di Ade o altre forme di esso.
Dioniso quindi, come Semele, Persefone e Zagreus è costitutivamente impregnato di morte. Ma la sua morte è la faccia chiara dell’evento, la possibilità di una rinascita, LA RESURREZIONE.
