
Sull’impossibilità di crescere da soli.
Vivere da soli. Non è questione di abituarsi, il corpo non si abitua mai a non essere toccato da nessuno. Conoscete l’esperimento di Federico II? Federico fece crescere dei bambini in perfetto isolamento. I bambini stavano soli tutto il giorno senza vedere nessuno. Non gli mancava nulla: cibo, acqua, giochi, tutto. L’esperimento, sulla falsariga di quello del faraone Psammetico nel 600 a.C., mirava a capire quale linguaggio avrebbe sviluppato un bambino cresciuto senza essere educato.
I bambini morirono tutti. L’esperimento mostrò che, anche se abbiamo ogni mezzo di sostentamento, la mancanza di contatto umano porta alla morte. Il nostro organismo si indebolisce e il sistema immunitario crolla.
Psammetico, due millenni prima, riuscì nell’esperimento perché i suoi bambini avevano contatti. L’unica restrizione era che i loro educatori non potevano parlare, dovevano rispettare il silenzio assoluto. Lo scopo del faraone, originario di Mitilene di Lesbo, era sapere quale fosse la lingua più antica, ascoltando la prima parola pronunciata dai bambini cresciuti in perfetto silenzio.
La prima parola fu BEKOS (βεκός, racconta Erodoto nel libro II delle Storie), che aveva senso solo in frigio e significava “pane”. Si concluse che il frigio era la lingua più antica, anche più dell’egizio.
Perché è importante l’aneddoto erodoteo? Rivela che parlare non è fondamentale per sopravvivere. I bambini di Federico morirono per mancanza di contatti, non perché non parlavano. Altrimenti sarebbero morti anche quelli di Psammetico. Quello che è irrinunciabile nella vita è il contatto. Senza contatto si muore. Possiamo telefonare, chattare, mandare messaggi e vocali, ma queste relazioni virtuali non bastano a salvarci.
Ora, è vero che non siamo più bambini, abbiamo internet e abbiamo avuto contatti fisici, dalle poppate della mamma agli abbracci e fare l’amore. Ma il vuoto creato dall’assenza di un abbraccio, una carezza, un tocco, è qualcosa a cui non dobbiamo e non possiamo abituarci mai.
Note:
Di Federico parla Paul Watzlawick in un suo saggio, dove stranamente non cita Psammetico, almeno da quanto ricordo, è una lettura di trent’anni fa.
Erodoto scrisse che il faraone egiziano Psammetico I condusse uno studio concludendo che i Frigi erano antecedenti agli Egizi basandosi sulla prima parola di un bambino. Gli studiosi moderni credono che questa interpretazione fosse probabilmente influenzata dai balbettii del bambino.
Nel XIII secolo, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II avrebbe condotto un esperimento in cui i neonati venivano cresciuti senza interazione umana per identificare un linguaggio naturale. Secondo il monaco Salimbene di Adamo, l’esperimento fallì perché i bambini non potevano sopravvivere senza affetto umano.
Secoli dopo, si dice che Giacomo IV di Scozia avesse fatto crescere due bambini da una donna muta per vedere se il linguaggio fosse innato o appreso. Si diceva che i bambini parlassero ebraico, ma gli storici dubitarono di queste affermazioni.
Anche l’imperatore Mughal Akbar avrebbe fatto crescere dei bambini da balie mute, credendo che il linguaggio derivasse dall’udito e che tali bambini sarebbero rimasti muti.
L’autenticità e i dettagli esatti di questi esperimenti, in particolare quelli di Psammetico I, Federico II e Giacomo IV, sono spesso messi in discussione. L’esperimento di Akbar è probabilmente genuino ma i suoi risultati rimangono ambigui.
Nella foto il sarcofago dello scriba di Psammetico.
Il sarcofago, realizzato in quarzite, risale al regno del re Psammetico I, sovrano della dinastia XXVI. Questo periodo è noto per i tentativi di rivitalizzare il potere e la gloria dell’antico Egitto restaurando i suoi templi e riconquistando territori una volta perduti. Il sarcofago stesso è una struttura massiccia, del peso di circa 62 tonnellate, compreso il coperchio. Questa scoperta non è solo significativa per le sue dimensioni ma anche per gli spunti storici che offre. Studi preliminari delle incisioni e dei rilievi sul sarcofago suggeriscono che apparteneva a un funzionario di alto rango, in particolare al sorvegliante degli scribi durante il regno di re Psammetico I. Ciò è evidenziato da un rilievo inciso trovato sotto il coperchio, raffigurante il re Psammetico I, che aggiunge un’ulteriore chicca alla storia della XXVI dinastia.
