Mani pulite, troppo pulite

Tra noi vecchi amici del Corso di Laurea in Filosofia di Pisa, ridonda da decenni l’annosa Questione degli Intellettuali. Documentatevi da soli nel panorama francese se volete saperne di più.

Da tempo rifletto con occhi diversi sull’intellettualismo francese. Intanto, non c’è una vera cultura italiana, nonostante ci siano ancora dei buoni filosofi o umanisti che si ostinano a scrivere in questa lingua quasi estinta. Poi, per quanto riguarda più prettamente la Francia, il problema è tutt’altro. La tradizione è talmente forte da resistere all’inondazione anglofona, ma forse troppo. Così forte da imbrodarsi delle sue stesse proprie lodi.

Gli intellettuali francesi sono sempre più snob. Papà figli di papà che non hanno mai avuto le unghie nere di terra, che non sanno nemmeno che odore e consistenza abbia la terra.

Parlano impettiti ed intoccabili, peggio di vecchi pariolini, bianchi candidi e brillanti. Sempre vigili e pacati, mai scomposti né sudati. Gente che sembra non aver mai vissuto davvero. Gente che sembra sotto formaldeide, che vista in tv – dove non si sentono gli odori – sembra costantemente puzzare di Saint-Laurent o il migliore degli Chanel.

Pontificano sulla rabbia, la miseria, la disperazione e l’alienazione, avendone sempre e solo un’idea cartacea, da topi da biblioteca. Non hanno neanche le cicatrici dichi da piccolo è cascato da un albero o di bicicletta.

D’altro canto – i plebei studiati – non possono mai competere, a meno che non siano dei geni assoluti nati in Cechia o in Serbia e che hanno visto le bombe cadere sulle proprie case.

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