CHI ERANO GLI SHERDEN?




Ogni qual volta ci s’imbatte in un articolo sulla Sardegna preistorica si sentono volare paroloni di incredulità di fronte agli innumerevoli capolavori che quella civiltà ha lasciato e che sembrano non conoscere l’obsolescenza. Parallelamente a questo la narrazione sembra svuotata da ogni identità culturale e contestualizzazione storica. Queste genti vengono circoscritte al loro territorio e tra le righe passa il messaggio che vivessero come immersi in un limbo separato dal mondo. Gli occhi dell’archeologo sembrano costretti, dalla geografia e dalla originalità degli stili architettonici e scultorei, a considerare questi popoli come “isolati” dal mondo. Le loro strettissime relazioni con la Corsica, l’Arcipelago Toscano e la costa italica, e con la penisola iberica e la costa francese, con il Maghreb, l’Egitto, la Palestina e soprattutto la Siria marittima, oltre all’Anatolia e Creta, sembrano non interessare gli studiosi, tranne Ugas, Lo Schiavo, Sabadini, Fundoni, Putzu, – nel potentato accademico internazionale sembra vigere una damnatio memoriae, come se la grandeur degli Sherden potesse compromettere quella della Grecia e di Roma.

Il main stream accademico si apre alla Sardegna nuragica? – mi chiedo stupefatto guardando la copertina di Archeologia Viva, interamente dedicata al magnifico Pozzo Sacro di Perfugas.
Pozzo Sacro, e non sacro pozzo, come nel titolo troppo creativo dell’articolo, che nel sottotitolo sottolinea l’attributo di religioso per l’antico mondo sardo, che a me suona un po’ come il blu per cielo o il bagnata per l’acqua. La stupefacente immagine della costruzione con le sue pietre perfette e un’architettura impressionante di fine Secondo Millennio avanti Cristo, viene definito più avanti solo come “uno dei più raffinati monumenti dell’architettura sacra nuragica” invece che “uno dei più originali capolavori dell’Età del Bronzo a livello mondiale”.
L’autore scrive nell’articolo che “si è sorpresi” dalla incomparabile maestria del lavoro, facendo un’ammissione di colpa, come a voler dire che noi non siamo in grado di riconoscere la grandezza di quella civiltà e quindi ci sorprende che degli uomini preistorici in Sardegna potessero realizzare delle strutture senza eguali.
Anche l’accuratezza “d’intaglio” viene descritta come incredibile, insomma o non ci si può o non ci si vuole credere, eppure è proprio lì davanti ai nostri occhi, a dirci che nella sua normalità essa rappresenta una cultura altrettanto ricca e un sistema di conoscenze avanzatissimo per la sua epoca.

Gli Sherden non sono solo un popolo isolato, ma hanno avuto un impatto significativo sulla storia e sulla cultura del Mediterraneo antico. È fondamentale continuare a studiare e apprezzare la loro eredità per comprendere appieno la complessità e la diversità delle civiltà preistoriche e la loro influenza sulle grandi civiltà del Ferro.

L’articolo di Archeologia Viva 224/2024 sul Pozzo Sacro di Perfugas

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