SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Credo che la AI sia davvero sopravvalutata, la si vorrebbe paragonare alla portata di rivoluzioni come l’invenzione della scrittura o dell’alfabeto fonetico. Si pensa al Cadmos di Anatole France oppure alle iscrizioni protosinaitiche, ma forse si sta davvero esagerando.
C’è un libro, uno dei 100 libri più belli di tutti i tempi, che è il Fedro di Platone, dove davvero sembra di leggere ante litteram gli allarmismi odierni riguardo allo sviluppo e la diffusione dei sistemi di machine learning.
Nel Fedro, Socrate racconta un aneddoto riguardo all’invenzione della scrittura. Il dio Thoth, che Platone chiama Theuth (o algo así), va dal faraone a “brevettare” la sua genialata. Ma il faraone semvra un po’ scettico di fronte agli “effetti collaterali” di questo “farmaco”. La scrittura infatti potrebbe far intorpidire le menti di chi la usa, impigrendo la loro virtù mnemonica, fino ad atrofizzare l’uso della mente, che estremamente rilassata, puó contare sui suoi “promemoria” e “appunti”.
La cosa bella è che Socrate qui sembra proprio schierarsi tra i bigotti faraonici contro l’innovazione. La scrittura infatti è malvagia di costituzione, essa infatti permette a chi la legge di muovere critiche senza contraddittorio. Secondo Socrate è decisamente meglio essere presenti quando si afferma qualcosa, e sempre a voce, avere modo di controbattere alle repliche. La scrittura ucciderebbe l’essenza del pensiero, che è la sua dialettica, la vitalità del dialogo, la sua dinamica. La scrittura invece congela, ferma il tempo, come il sale sulle carni, essa consacra all’eterno qualunque cosa detta.
Forse, per l’Intelligenza Artificiale, si configura qualcosa di simile al Fedro.
Essa infatti, essendo una sorta di enciclopedia parlante, è come un freezer che contiene tutti i dati e tutti i modi in cui questi sono già stati detti. Per cui, essa non sforna niente di nuovo, di caldo, di vivo. Piuttosto, essa congela tutto e ferma il tempo. A differenza peró della scrittura, che nel congelare regalava all’eterno, l’AI congela e regala al non ontologico. Essa, per dirla con Sartre, è il Nulla, il vuoto assoluto di significato o di scopo intrinseco nel cosmo.
