IL LINGUAGGIO È METAFORA ASSOLUTA
Il concetto di “metafora assoluta” è una delle principali trovate del filosofo tedesco Hans Blumenberg. Per lui la MA si riferisce a espressioni metaforiche che sono diventate così radicate in una lingua e in una cultura da non essere più riconosciute come tali. Queste espressioni modellano la nostra realtà e diventano fondamentali per il modo in cui percepiamo e discutiamo determinati concetti. Blumenberg sostiene infatti che queste metafore partecipano all’indirizzo del pensiero e della cultura.
A dire il vero, potrebbe esserci molto di più di questo, in quanto questa distinzione, tra significato proprio e significato metaforico, non è mai pura, in modo tale che non si dia mai un “significato assolutamente proprio”. Anche là dove il soggetto parlante intenda esprimersi fuor di metafora, le parole e le frasi che usa, per poter corrispondere ad una comprensibilità devono essere un minimo consuete, che vuol dire che veicolano una loro storia semantica incalcolabile ed irriducibile a qualunque pretesa di espressione non metaforica. Le parole e le strutture delle loro concatenazioni debbono per forza di cose sempre evocare qualcos’altro al di là di quello che propriamente vogliono dire – inteso che questa volontà è diversa tra chi le pronuncia, chi le ascolta e il Linguaggio (nel suo insieme da che l’umanità proferisce parola).
Nella forma di Blumberg la “metafora assoluta” è solo quella palese, come la metafora del “tempo come denaro”, con le sue frasi fatte, come “passare il tempo” o “risparmiare tempo”, che oramai sono così automatiche che non si ha più coscienza che in origine erano solo metafore. Cosí la metafora bellica o agonistica, come “combattere una malattia”, “la partita della vita” o “battersi per un’ideale”, dove la natura metaforica è diventata parte integrante della nostra comprensione senza un riconoscimento esplicito.
Blumenberg porta ad esempio anche la “metafora assoluta della luce”, che secondo lui ruota attorno al diffuso uso metaforico della luce per conoscenza, verità e coscienza. Qui avremmo bisogno di un ragionamento molto lungo e complesso per spiegare che senza luce in senso proprio non si danno neanche le idee metaforiche di luce. Forse la luce non puó proprio essere dissociata dalla chiarezza, dalla comprensione e dalla dissipazione dell’oscurità, che rappresentano l’ignoranza o l’oscurità, contrariamente a quanto saremmo portati a credere dando per buono il discorso di Blumenberg senza fare una riflessione ad un livello ulteriore.
Pensate alla più banale e comune tra le prime frasi che vi vengono in mente, come “non aprire la finestra” – anche se detta proprio di fronte ad una finestra materiale – questa frase non si dà mai come “assolutamente propria”, porta sempre con sé lo strascico di un’eterogenea storia semantica, che include tutta la sua potenzialità metaforica. Nell’atto di aprire fisicamente la finestra si aprono orizzonti di potenza, si apre una finestra sul mondo, si invitano nuove prospettive.
