In Bion, celebre psicologo, si può leggere che una sfera psicologica unitaria può inglobare un’idea – come quella di Dio – che Bion chiama “oggetto narcisistico” ; sarebbe stato intetessante sapere da Lui anche come avrebbe chiamato il risultato di un’espulsione di idea, una esteriorizzazione – come l’idea di Uomo – che venga rigettata dal soggetto narcisista (tutti noi, anche se ciascuno in misure e modi propri) e, come avrebbe chiamato il soggetto dopo questa sua disumanizzazione – rifiuto dell’idea di Uomo.
In medicina queste “nuove forme” portano alla lettera il nome di Neoplasie.
C’è l’elemento eterogeneo, l’alterità afferrata. Ci sono tanti casi ovunque, in ogni campo e in ogni disciplina.
Letteralmente Enclave significa “chiusa a chiave”, inaccessibile se non accedendo a ciò che la contiene, la custodisce.
Un troll per esempio. Un incursore che non si muove in comunione col territorio che esplora ma è motivato da un doppio gioco.
L’Enclave, la Doppiezza irriducibile, l’estraneo dentro.
Sarah Koffman parla in filosofia della metafora sessuale, ricordo suoi splendidi passi – quando la filosofia si confonde con la poesia e insieme infondono soddisfazione e senso del vero. Lei parlava di violenza e penetrazione. Non so se abbia mai detto nulla per esempio sull’Enclave Buona che è il Feto, l’utero stesso, in quanto ha un senso solo in prospettiva di questo, come una camera d’albergo, che anche vuota presume, magari attraverso il suo spettro, la destinazione finale dei suoi ospiti, passati o a venire.
Julia Kristeva, intellettuale della stirpe dei Kafka e dei Kundera, descrive il paradosso dell’identità con il concetto di Stranieri a se stessi. Rende l’idea di Enclave e apre la prospettiva al Diritto di Passo.
Ma questa è un’altra (lunga) storia.
