Avrete certamente visto Tár, un film candidato a un sacco di Oscar, con una splendida Cate Blanchett. A un certo punto Lydia Tár, dice a uno stupido ragazzino una frase che lascia il segno:
Don’t be so eager to be offended. The narcissism of small differences leads to the most boring conformity.
Non essere impaziente di sentirti offeso. Il narcisismo delle piccole differenze conduce al conformismo più noioso.
Nonostante il nome che Freud gli ha dato, questo particolare narcisismo ha la caratteristica di non essere patologico ma costitutivamente essenziale all’umana esistenza.
ΠΌΛΕΜΟΣ ΠΆΝΤΩΝ ΜῈΝ ΠΑΤΉΡ ἘΣΤΙ ΠΆΝΤΩΝ ΔῈ ΒΑΣΙΛΕΎΣ, ΚΑῚ ΤΟῪΣ ΜῈΝ ΘΕΟῪΣ ἜΔΕΙΞΕ ΤΟῪΣ ΔῈ ἈΝΘΡΏΠΟΥΣ, ΤΟῪΣ ΜῈΝ ΔΟΎΛΟΥΣ ἘΠΟΊΗΣΕ ΤΟῪΣ ΔῈ ἘΛΕΥΘΈΡΟΥΣ
Questo frammento di Eraclito va interpretato con molta cautela. Non si vuole leggere nella paternità della guerra su tutte le cose una giustificazione dei conflitti e degli aggressori che li hanno ingenerati. Qui ΠΌΛΕΜΟΣ va letto in senso ontologico, nell’essenza semantica dello scontro in tutta la sua idealità, – al di là del bene e del male, della vita e della morte, – in modalità atanatotica, rilkianamente “Todlos”, divina.
Nulla esiste da solo se non in continuo scambio e conflitto con ció che non è, con l’altro da sé. Per questo, anche all’interno di un gruppo affiatatissimo – non solo ci sono differenze, ma tali differenze fungono da carburanti e corroboranti identitari. Questa continua ricreazione di un’alterità con la quale porsi in conflitto è la dinamica di tutte le cose, il moto onduoso dell’esistenza che salva dal naufragio del piatto nulla.
Freud sviluppò il concetto di “narcisismo delle piccole differenze” in diverse circostanze e contesti.
La prima volta ne parla ne Il tabù della verginità del 1917, poi riprende il concetto in un altro campo in Psicologia delle masse e analisi dell’Ego del 1921, infine da un punto di vista quasi geopolitico ne La civiltà e i suoi malesseri del 1930, arricchendolo ogni volta di connotati diversi. All’inizio lo usa sul piano strettamente psicoanalitico per spiegare la produzione delle differenze a livello individuale, – l’idea è qui quella di un morboso amor proprio che scatena aggressività nell’individuo per contrastare la fratellanza mettendo in discussione l’idea di un amore che ciascuno dovrebbe provare verso gli altri. In Psicologia delle masse e analisi dell’Io, Freud, pur partendo dal livello individuale, parla di narcisismo delle piccole differenze in relazione a gruppi vicini tra loro. “Le razze strettamente imparentate si tengono a debita distanza; il tedesco del sud non sopporta il tedesco del nord, l’inglese disprezza lo scozzese come puó, e lo spagnolo il portoghese.”
L’ultima volta in cui Freud affronta il concetto è ne La civiltà e i suoi disagi, dove sostiene che piccole differenze tra individui e gruppi si prestano particolarmente al contesto di acredini. L’aggressività esternata, nella sua analisi, si riferisce a contesti particolari in cui un numero considerevole di persone sono legate dall’amore fintanto che condividono l’astio verso altri al di fuori di quel gruppo. Freud scrive che «non ci stupiamo più che maggiori differenze conducano a una ripugnanza quasi insuperabile, come quella che provano i francesi per i tedeschi, questi a loro volta verso i semiti e le razze bianche per quelle di colore». Ogni differenza è peculiare e dipende da fattori complessi, ma resta il fatto che essa ha la funzione di un negativo dialettico insuperabile, in cui la relazione tra i poli oscilla come in un andamento onduoso tra alti e bassi, con maggiore o minore repulsione, svolgendo la sua funzione identificativa, qualcosa che in termini junghiani si potrebbe accostare ad un processo di individuazione.
