TARSHISH Tirrenia

 Oracolo su Tiro. 

Fate il lamento, 

navi di Etruria, 

perché è stato distrutto il vostro rifugio! 

Mentre tornavano dal paese dei Kittim, ne fu data loro notizia. Ammutolite, 

abitanti della costa, 

mercanti di Sidòne, 

i cui agenti attraversavano grandi acque. 

Il frumento del Nilo, 

il raccolto del fiume 

era la sua ricchezza; 

era il mercato dei popoli.

 Vergognati, Sidòne, 

perché ha parlato il mare, 

la fortezza marinara, dicendo: «Io non ho avuto doglie, 

non ho partorito, 

non ho allevato giovani, 

non ho fatto crescere ragazze».

Appena si saprà in Egitto, saranno addolorati per la notizia di Tiro. 

Passate in Etruria, 

fate il lamento, 

abitanti della costa. 

È questa la vostra città gaudente, 

le cui origini risalgono a un’antichità remota, 

i cui piedi la portavano lontano per fissarvi dimore? 

Chi ha deciso questo contro Tiro l’incoronata, 

i cui mercanti erano principi, 

i cui trafficanti erano i più nobili della terra? 

Il Signore degli eserciti lo ha deciso 

per svergognare l’orgoglio di tutto il suo fasto, 

per umiliare i più nobili sulla terra. 

Coltiva la tua terra come il Nilo,

 figlia di Etruria; 

il porto non esiste più. 

Ha steso la mano verso il mare, ha sconvolto i regni, 

il Signore ha decretato per Canaan di abbattere le sue fortezze. 

Egli ha detto: 

«Non continuerai a far baldoria, tu duramente oppressa, 

vergine 

figlia di Sidòne. 

Alzati, 

va’ pure dai Kittim; 

neppure là ci sarà pace per te». Ecco il paese da lui fondato 

per marinai, 

che ne avevano innalzato le torri; 

ne han demoliti i palazzi: 

egli l’ha ridotto a un cumulo di rovine. 

Fate il lamento, 

navi di Etruria, 

perché è stato distrutto il vostro rifugio. 

In quel giorno Tiro sarà dimenticata per settant’anni, quanti sono gli anni di un re. Alla fine dei settanta anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta: 

«Prendi la cetra, 

gira per la città, 

prostituta dimenticata; 

suona con abilità, 

moltiplica i canti, 

perché qualcuno si ricordi di te». 

Ma alla fine dei settant’anni 

il Signore visiterà Tiro, 

che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del mondo sulla terra. 

Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. 

Non sarà ammassato 

né custodito il suo salario, 

ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, 

perché possano nutrirsi in abbondanza 

e vestirsi con decoro.

[ Isaia, 23, con ‘TARSHISH’ ritradotto ‘Etruria’]


Riflessioni di Angelo Mazzei sulla Tartesso biblica

Thomas Kelly Cheyne, teologo inglese di fine secolo XIX, nella sua Introduzione al Libro di Isaia, afferma che Tarshish e i Tarshish della Bibbia (Genesi, Ezechiele, Isaia, ecc.) sarebbero da riconoscere coi Teresh/Turshau dei molti riferimenti testuali trovati in Egitto.

Gli stessi che per gli ellenici furono poi ΤΥΡΣΗΝΟΙ (Tyrsëni, fin dalle origini dell’alfabeto intorno al secolo IX). Uno “xenoetnonimo” per nulla simile a come gli etruschi chiamavano se stessi – RASNA, anche nelle forme RASNAL, RASNAS, RASNIES, RASNELE, RASUNIESI, ecc.

T’r’sh’sh, dalle TAVOLETTE (LETTERE) DI AMARNA,

in fenicio: 𐤕𐤓𐤔𐤔‎ – TRŠŠ,

in ebraico nella Bibbia: תַּרְשִׁישׁ – T’r’š’š

Indiscussamente affibbiato alla lettura “TaRSHiSH” vocalizzando il vuoto delle scritture prealfabetiche con i fonemi “a” ed “i”; potrebbe tranquillamente leggersi TeReSHeSH o TuRSHauSH ( TyRSHeSH) e rimandare al TRŠ egizio dei “Popoli del mare” e al greco ΤΥΡΣΗΝΟΙ, ma soprattutto al TRŠ della Stele di Nora in Sardegna.

Qui una mappa intuitiva a cura di Conder dall’edizione inglese del 1894 delle AMARNA TABLETS

§ 143. Si trova quel che si cerca. Se si cerca un etnotoponimo biblico perché la Bibbia è il testo più letto e discusso degli ultimi due millenni, in un testo scritto prima, come per esempio la Stele di Nora, dalla Sardegna, allora lo troviamo e una volta trovatolo lo diamo per scontato.

Se inoltre già da prima, negli ultimi due millenni, abbiamo cercato nella Bibbia collegamenti con il Greco, solo perché abbiamo dato per scontato che questi e non altri facessero testo, allora abbiamo finito per trovare non quello che c’era di per sé, ma quello che esclusivamente abbiamo cercato.

Così abbiamo letto Tarshish nella prima linea della Stele di Nora, quando già avevamo letto Tartesso (in Andalusia) in T:R:SH:SH quando lo trovammo nella Bibbia e il nostro punto di vista era Biblocentrico e Platonocentrico.

Non sono un esperto di lingue semitiche, canaanitiche e sinaitiche, né un esperto di nient’altro, ma ingenuamente mi chiedo, – confortato dalla voluminosa massa di pubblicazioni scientico-accademiche sul T:R:SH(:SH) della Bibbia e il T:R:SH(:SH) di Nora che lasciano aperte molte eventualità esegetiche senza fornire alcuna risposta definitiva in merito – mi chiedo, dicevo, se T:R:SH(:SH) debba essere letto per forza Tarshish e non in altro modo, almeno in certi casi. Se per esempio sulla scia di una “pronuncia” antico-egizia del tipo Wallis Budge, non potremmo valutare l’eventualità che in alcuni casi T:R:SH(:SH) possa leggersi magari TU-R-SHA-SHA o in altri modi, come i glottologi e linguisti storici saprebbero certo dire meglio.

§ 142. Ogni giorno ci passiamo dentro, alla nostra prospettiva condizionata. Ogni momento della nostra vita è dettato dalla nostra “finitezza”, “limitazione”. Siamo confinati là dove ci troviamo, sia fisicamente, geolocalizzati, sia spiritualmente, nel nostro gioco linguistico, al centro della nostra sfera etica. Noi esistiamo sempre a patto di non debordarci oltre misura e finire disintegrati. Attaccati alla boa del nucleo vuoto attorno al quale abbiamo, a nostra insaputa e su progetto di un architetto che non siamo noi, costruito il nostro corpo umano.

Siamo in una comfort zone, fatta di humeiane abitudini, di abiti sotto i quali la nudità è nullità. Abbiamo una zona franca attorno a noi, una distanza di sicurezza ontologica, sia fisica che psichica, che agisce dentro di noi come un soggetto indipendente ed automatico, complementare al soggetto che crediamo di essere.

Facciamo conoscenze A, B, C e D. E se da lì davanti passa F, e il coro di A+B+C+D sussurra “mitico/a F!” noi siamo attratti da F, se sussurra “che imbecille F!” noi avvertiamo repulsione e faremo di tutto per evitare F ed emarginarlo dalla ABCD.

Siamo solo grumi di dati eterodotti, educati persino a cosa ci piace e non ci piace. Siamo profondamente influenzabili da ogni voce che provenga dalla nostra comfort zone, sia nel giudizio positivo che negativo, in ogni nostra scelta.

Perfino la vita che viviamo è fatta di studi, conoscenze, amicizie, relazioni, lavoro, matrimonio, casa, carriera, successo (o fallimento). Tutte cose che abbiamo trovato già pronte, date per scontato, che abbiamo seguito come muli carichi che seguono un sentiero, senza sapere che i sentieri portano tutti alla stessa destinazione. Eppure andiamo avanti, programmati nel destino e nell’obsolescenza, perfettamente ignari di qualunque eventuale senso della vita.

Vediamo insieme questo passaggio della Genesi, capitolo X, verso 4.

דוּבְנֵ֥י יָוָ֖ן אֱלִישָׁ֣ה וְתַרְשִׁ֑ישׁ כִּתִּ֖ים וְדֹֽדָנִֽים:

Dopo aver nominato i figli di Noè, [Noè, che non può non riportarmi all’infanzia di questa mia vita, quando per determinare la pole position delle gare di macchinine Fortunato s’inventò una conta alternativa alla classica “pesce fritto e baccalà”, che finiva con un termine indicante in senso metaforico una parte delle viscere attinenti allo stesso Noè], la Torah (il Pentateuco e/o il Vecchio Testamento, sia in versione ebraica che cristiana) parla dei figli di Jafet che furono Gomer, Magog, Madai, Javan, Tubal, Mesech e Tira. Dei nipoti di lui figli di Gomer, che furono Ashkenaz, Riphath e Togarmah. Quindi dei figli di Javan, che furono Eliseo, Tarshish (sto cercando di capire meglio se c’è una possibilità remota che T…R…SH…SH – non scrivendosi negli alfabeti pre-italici-e-greci le vocali – possa corrispondere ad un’altra lettura fonetica e restituire anche un termine diverso (Tarshesh, Tershaush, Turshaush, Tirshish, Tirshesh, eccetera), oltre ai loro fratelli Kittim e Dodanim.

Kittim e Dodanim in alcune bibbie italiane sono tradotti con Cipro e Rodi, mentre nel tradurre Eliseo e Tarshish, il loro autore confessa suo malgrado di essere al contempo a) certo che la seconda coppia di fratelli corrisponda ad etnonimo, e che questi siano dunque nomi di re eponimi delle loro genti o delle loro terre, e b) assolutamente ignorante, neanche titubante, ma totalmente all’oscuro della realtà etno-geografica degli eponimi della prima coppia di fratelli: Elishah e Turshaush o Tereshesh o Tarshish che dir si voglia a partire sempre da un fondamento vacillante, che ancora devo verificare, e che magari nel mondo dei linguisti e/o religiosi lettori della Torah è certamente da pronunciare Tarshish senza nessuna possibile altra lettura. Chissà, presto vedremo.

Su Kittim…

TARSHISH (appendice 2)

La mia ipotesi avanzata anni fa è che il nome “Tarshish”, presente in vari testi antichi tra cui le Tavolette di Amarna, la lingua fenicia e la Bibbia ebraica, sia stato erroneamente vocalizzato come “TaRSHiSH” e associato ai Fenici e al re Salomone. Suggerisco che la lettura potrebbe essere anche “TeReSHeSH” o “TuRSHauSH”, collegandola al TRŠ egiziano dei “Popoli del Mare” e al greco ΤΥΡΣΗΝΟΙ, così come al TRŠ menzionato nella Stele di Nora in Sardegna.

Ovviamente non sono molti a prendere in considerazione questa idea. Peró, alcuni, muniti di copiosi dati archeometrici, sono intanto già disposti a considerare Tarshish come un luogo molto vicino a Nora. La città si trova sulla costa nord-orientale della Sardegna, in posizione di transito delle rotte verso l’Elba, snodo a est per l’Etruria e ad ovest per le coste francesi, luoghi entrambi d’interesse per approvvigionamenti di metalli. 

A questo proposito proponiamo la sintesi di un interessante studio: 

Thompson, C., and Skaggs, S. (2013). King Solomon’s Silver? Southern Phoenician Hacksilber Hoards and the Location of Tarshish. Internet Archaeology, (35). doi:10.11141/ia.35.6

Si ritiene che l’espansione fenicia verso occidente sia avvenuta dopo la distruzione dei palazzi, spesso associata alla caduta di Troia. L’autore fa riferimento a toponimi come Sardegna e Cadice come prova di questa espansione.

Passaggi della Bibbia, come Ezechiele 27:12 e Geremia 10:9, collegano Tarshish all’approvvigionamento di argento, e indagini linguistiche suggeriscono posizioni in Sardegna e Spagna.

La Stele di Nora, trovata nei pressi di Capo di Pula in Sardegna, colloca il nome Tarshish nell’antica Nora, che potrebbe essere stata la prima colonia fenicia sull’isola. La ricca regione argentifera di Sulcis-Iglesiente e la posizione strategica di Nora fanno della Sardegna e di Nora forti candidati per Tarshish.

La Stele di Nora, Sardegna

La ricerca archeologica ha trovato rapporti isotopici di piombo coerenti con i minerali di piombo sardi in varie campioni di manufatti provenienti da diversi periodi e luoghi, tra cui Tell Keisan, Tel Dor, Ein Hofez, Akko e la penisola iberica. Ciò supporta il collegamento tra Tarshish e il Mediterraneo occidentale.

Autori classici, come Diodoro Siculo, menzionano l’importanza dell’approvvigionamento di argento per i Fenici in Sicilia, nell’Africa settentrionale e nella penisola iberica. Anche i Greci erano interessati alle regioni metallifere dell’ovest per la colonizzazione. Questi riferimenti storici suggeriscono un significativo commercio dei metalli precoloniale nel Mediterraneo occidentale.

La mancanza di criteri diagnostici per differenziare manufatti realizzati con argento proveniente dalla Sardegna e dal sud della Francia indica la necessità di considerare più possibilità di provenienza. La valutazione scientifica se i manufatti derivino da riciclaggio ripetuto o da derivazione diretta dai minerali rimane difficile.

Depositi di Hacksilber trovati nella Fenicia meridionale, in particolare ad Akko, Ein Hofez, Tel Dor e Tell Keisan, sono le uniche concentrazioni plurisito identificate di depositi di argento che risalgono al periodo compreso tra il 1200 e l’800 a.C. Non sono stati trovati altri depositi contemporanei di argento altrove nel Mediterraneo.

Le analisi degli isotopi del piombo forniscono informazioni preziose, ma non possono determinare in modo conclusivo la posizione di Tarshish.

Nell’antichità, si sono verificate incomprensioni sulla posizione di Tarshish. Fonti dubbie e fraintendimenti hanno portato a confusione riguardo alla sua associazione con l’Africa o i tropici orientali. Lo storico Giuseppe Flavio, ad esempio, ha incluso “etiopi e scimmie” tra i beni provenienti da Tarshish.

Testi biblici e assiri, inclusi il Salmo 72, suggeriscono l’associazione di Tarshish con isole a ovest. Le iscrizioni di Esarhaddon categorizzano Tarshish come un’isola, situata probabilmente a ovest. Tuttavia, l’identificazione di Tarshish con Tartessos solleva dubbi sulla sua equiparazione con Cadice, nota come Gadir durante il periodo punico.

I Fenici avevano altri nomi per i loro insediamenti coloniali in Sardegna, come Sulcis e Cagliari, ma il nome per il loro ancoraggio più importante nell’antica Nora, lungo la costa meridionale dell’isola, rimane sconosciuto. Gli studiosi hanno ipotizzato che il Tarshish menzionato sulla Pietra di Nora potesse potenzialmente riferirsi alla Sardegna.

In sintesi, le scoperte archeologiche di depositi concentrati di argento nella Fenicia meridionale tra il 1200 e l’800 a.C. si allineano con documenti antichi che raffigurano l’ovest come una regione significativa per il commercio dei metalli fenici durante il periodo precoloniale. Ciò supporta l’idea che Tarshish, insieme alle fonti dell’argento di Salomone, potesse trovarsi nel Mediterraneo occidentale, potenzialmente associato alla Sardegna, Nora e Tartessos. Ulteriori ricerche e indagini sono necessarie per svelare l’intera portata di queste connessioni e confermare la precisa ubicazione di Tarshish nel mondo antico.

Oggetti in argento rappresentativi dei vari gruppi morfologici: (a) “argento tagliato” o “lingotti tagliati” da Tel ʿAkko; (b) lingotti di ʿEin Hofez; (c) fogli di Tell Keisan; (d) gettoni da Tel Dor; (e) fili da Tell Keisan; (f) canne da Tell Keisan (a destra) e Tel Dor (a sinistra); e (g) gioielli da ʿEin Hofez (da sinistra a destra): semilunare solido con attacco fisso; semilunare cavo; semilunare cavo martellato; e solido lunato (tipologia di gioielli da Golani 2013: 106–8, 123, 238–39, 246–47). (Foto di T. Eshel)

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