Tre secoli dopo Omero, Empedocle rivoluzionò il significato di “φρην”. Questo termine greco, “φρένες”, è stato equiparato da Bruno Snell a “φρόνησις”. Nei testi omerici, inizialmente, il concetto di “φρόνησις” indicava una parte del corpo, come il diaframma, ma in alcuni casi aveva un significato astratto, paragonabile a uno “spirito”. Tuttavia, Omero non associava direttamente l’attività mentale ai “φρένες” o alla “φρόνησις”. Gli esempi mostrano come Omero facesse riferimento a stati d’animo, reazioni fisiche o spirituale attivati da eventi esterni o divini, ma non indicavano un attivo processo di pensiero o comprensione.
Così, il concetto di “φρόνησις” sembrava avere una connotazione più fisica o di reazione agli stimoli esterni, mentre il pensiero o la comprensione attiva non erano direttamente associati ai “φρένες” o alla “φρόνησις” nel contesto omerico. Omero sembrava collegare l’esperienza interiore alla reazione a eventi esterni, piuttosto che a un’attività mentale consapevole o razionale come intendiamo oggi.È sempre una questione di visioni, quando il mondo non appare come il migliore possibile. Prospettive diverse offrono panorami diversi, la stessa montagna che degrada verso il mare, assume forme diverse se vista da posti diversi. L’intero quadro concettuale del darwinismo è inadeguato a guardare il mondo. Non è più pensabile che gli organismi competano tra loro per la sopravvivenza del più adatto. La relazione fondamentale in Natura non è competizione o confronto, ma interconnessione, coappartenenza complementarità, significato e relazione.

È necessaria una nuova teoria dell’evoluzione per spiegare come sia possibile che organismi semplici come batteri, protozoi e diatomee abbiano generato organismi complessi come i primati, e tra questi l’essere umano, essere capace di sentire e pensare, di soffrire e godere, un essere capace di avere ideali e scopi. Una teoria che spiega come sia possibile che questo essere così complesso, ricco e per certi versi ancora sconosciuto sia emerso da un’unica cellula, una cellula uovo, priva di tutte le capacità, ricchezze e profondità dell’esistenza umana. Solo pensando che tutto questo sia stato scritto altrove e prima della comparsa dell’uomo sulla Terra, possiamo finalmente sciogliere il doppio legame che ci paralizza in bilico tra una visione laica e positiva e la disseminazione degli errori che essa ha provocato e continua a provocare.
Dobbiamo reimparare a capire la Mente Sacra empedoclea, il fatto stesso che l’intelligenza non è una nostra prerogativa, ma ci precede e ci determina. Noi siamo disegni del Genio Divino, e solo una scienza in grado di porsi sulla base di questo paradigma puó restituire al nostro sguardo e al nostro stare al mondo la dimensione del sacro che avevamo messa da parte secoli fa.
