Scienza e morale

Nella nostra incessante ricerca della verità ci confrontiamo con una questione che risuona con il nucleo stesso dell’esistenza umana. La questione dell’intersezione tra mondo accademico e società: il paradosso della pruderie nella nostra rappresentazione del passato rispetto alla nostra avversione per rappresentazioni simili nel mondo contemporaneo.

 Nel campo dei manufatti antichi, il nudo e i genitali, simboli della manifestazione illuminante del sacro, sono spesso mostrati con accademico distacco, come se fossero rimossi dai vincoli morali della nostra epoca. Ma quando rivolgiamo lo sguardo al mondo moderno, cala su di noi un velo di censura. La domanda che dobbiamo affrontare, il nocciolo della nostra indagine, è perché esiste questa evidente dicotomia.

 È preferibile riconoscere l’interazione tra ideologia e norme sociali all’interno dei paradigmi scientifici e delle stanze del mondo accademico. La ricerca scientifica, nonostante tutte le sue pretese di oggettività, non può sfuggire all’attrazione gravitazionale dei costumi sociali prevalenti. La nostra tolleranza, o la sua mancanza, per la rappresentazione della nudità e della sessualità nella modernità la dice lunga sul nostro bagaglio culturale.

Eppure, questa resistenza a se stessa, della ricerca, dovrebbe essere il cardine di ogni giudizio e metodo di condotta epistemologica. Il “viaggio nel remoto”, che sia nel tempo o nell’esotico, deve tra le altre cose portare in guadagno la smussatura degli spigoli pregiudiziali e rimodellare l’osservatore ad una maggior tolleranza. Lo studio dell’antichità in primis ha una funzione terapeutica e catartica, mettendoci a confronto con sistemi di valori e riferimenti etici totalmente diversi dai nostri. Anche per questo riteniamo che la Creta e la Sardegna dell’Età del Bronzo, e più recentemente la Cultura Etrusca, proprio in quanto moralmente più distanti dal mondo contemporaneo, siano le più interessanti da studiare per dilatare il nucleo fossile del nostro moralismo in un confronto difficile ma fruttuoso. La costruzione di un futuro sostenibile ed auspicabile parte proprio dall’arricchimento dei modi di affrontare i problemi e l’avvenire, e il Pensiero degli Antichi offre radicali rivoluzioni nei nostri paradigmi, offrendoci gli strumenti per riuscire dove coi nostri mezzi abbiamo concettualmente fallito. 

 Consideriamo l’antica massima: “La storia è scritta dai vincitori”. Nel caso dei manufatti antichi, il peso dei secoli ci ha reso meno suscettibili ai giudizi di chi li ha realizzati. Eppure, nel presente, le potenti forze del moralismo e della correttezza politica cospirano per sopprimere le espressioni crude e inalterate dell’umanità. L’atto di censurare le espressioni moderne preservando e scrutando il passato parla delle correnti sotterranee repressive della nostra epoca.

La morte violenta e la guerra sono spettacolatizzate e sdoganate moralmente, attraverso i media e la tv, ma il sesso timane il caposaldo di una certa cultura affermatasi con i monoteismi esclusivi, che ha trasformato i culti da piattaforme di relazioni diplomatiche in roccaforti di imposizione di un (dio) pensiero unico. Siamo peccatori di presunzione e soffriamo un complesso di superiorità teistica e morale, che solo serve a facilitare l’attiazione del divide et impera di chi ha interessi a generare conflitti internazionali. 

 Per approfondire ulteriormente la questione, è necessario attraversare il regno dell’ideologia, analizzare le dinamiche di potere inerenti alla conservazione dei manufatti antichi ed esaminare criticamente le motivazioni dietro questi atti di censura. Questo scavo intellettuale richiederà un’ampia bibliografia che comprenda le opere di Foucault, Butler, Adorno e Horkheimer, tra gli altri. Questi luminari della teoria critica ti aiuteranno a navigare nelle acque insidiose del potere, dell’ideologia e della censura.

Oggetto in legno ritrovato tra decine di scarpe e altri accessori in un fosso presso il Vallo di Adriano, epoca Romana

 Alla fine la ricerca della conoscenza svelerà una verità più profonda: che la pubblicazione di una foto, antica o moderna, è un riflesso del nostro inconscio collettivo, uno specchio delle ansie e del fervore moralistico della nostra epoca. Nel cercare di rispondere alla domanda centrale, ci imbarchiamo quindi in un viaggio filosofico e archeologico che svela le complessità della percezione umana e l’interazione in continua evoluzione tra storia e presente, come rotta per il futuro.


Nota filologica etrusca :

Nei testi etruschi ricorre il termine MVTV (Mutu).
Lo troviamo al nominativo Mutu in un’iscrizione da Chiusi (Cl 1.1998-2002).
È inoltre probabile che l’agglutinamento della lingua etrusca lo renda familiare al termine MVΘVNA (Muthuna). Poi ancora al genitivo MVTVAL (Mutual) sempre da Chiusi (Cl 1.318, 319). Il termine, oltre ad indicare un oggetto fallomorfo poteva indicare anche il fallo stesso, ed essere anche usato come un cognomen.
Si trova poi nelle forme MVTVI (Mutui) in (Vs 1.209, 247), MVTVS (Mutus) come genitivo del gentilizio Mutu (sia da Vs 1.136; che da Vc 2.48), e infine MVTVSA (Mutusa) patronimico ancora da Chiusi (Cl 1.2001, 2418).
Non sono rari ritrovamenti di oggetti ierofantici o strumenti ausiliari del sesso anche tra i reperti greci ed etruschi.

In latino l’oggetto viene chiamato FASCINUS, ma esiste anche la forma MUTTO. Nella foto sopra uno di legno conservatosi per quasi due millenni proveniente dalla Gran Bretagna.

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