Cesare, Spurinna e Vulcatius. Tra etnocentrismo e aruspicina

Prefazione

L’articolo affronta la cruciale questione del pericolo di un’interpretazione etnocentrica della storia e della cultura. Utilizzando l’esempio della figura di Cesare e dell’aruspuce Spurinna, egli illustra come le versioni tradizionali della storia possano minimizzare o distorcere il valore e il significato di culture non dominanti, in questo caso quella etrusca. L’autore sottolinea come le traduzioni e le interpretazioni superficiali possano contribuire a perpetuare pregiudizi culturali e stereotipi, facendo perdere la complessità e la ricchezza delle tradizioni più marginali. Evidenzia anche come la comprensione delle sfumature culturali possa essere fondamentale per un’interpretazione più accurata e completa di eventi storici.


SPURINNA, VULCATIUS E I PARADIGMI

di Angelo Mazzei

Il paradigma violenta la realtà. La piega ad un etnocentrismo che non guarda in faccia a nessuno, cancellando culture intere con tutti i loro antichi saperi. Non c’è posto per niente di simile al vero in una visione condizionata esclusivamente dalla trama di protagonisti già determinati.

Cesare, la mattina del 15 marzo del 44 a.C. uscí di casa salutando Calpurnia per recarsi al Teatro di Pompeo, dove in quel periodo si era temporaneamente spostato il senato. Arrivando incontró Spurinna, che gli aveva predetto di stare attento alle idi di marzo, che sarebbe stato un giorno pericoloso. Cesare quella mattina scherní Spurinna dicendogli che le idi erano arrivate e che non gli era successo nulla, ma Spurinna replicó che erano sí arrivate, ma non erano ancora finite. Questo racconto ci è stato tramandato da Svetonio e da Plutarco. In ogni caso è di importanza cruciale, nell’interpretarlo, sapere che Spurinna era un aruspice etrusco, che portava un sapere misterico e segreto di tradizione secolare, che questa scienza sacra si chiamava Etrusca Disciplina, e che Roma ne era pervasa e sui suoi libri si basava. Nelle traduzioni in altre lingue di questo passaggio e nei suoi riassunti troviamo “smoothsayer” o altri equivalenti di “veggente” o “indovino”, che rimandano a un immaginario fuorviante, fatto di ciarlatani e impostori, che non rende giustizia di quella che doveva essere la scienza aruspicina.

Il paradigma e i suoi modelli aiutano a capire, ma bisogna fare molta attenzione ad avere una visione aperta, multietnica, interessata ad approfondire le implicazioni eterogenee, che spesso possono rivelarsi fondamentali per capire a fondo un fatto storico.

Tra le altre cose, nello stesso anno, un altro aruspice, Vulcatius, morí folgorato sulla pubblica piazza, dopo aver rivelato un segreto indicibile, e cioé, che dopo la morte di Cesare si era entrati nel decimo secolo.

È importante capire la portata di questo ingresso nel decimo saeculum etrusco, che significa l’ultimo secolo prima dell’estinzione della lingua e della civiltà etrusca, nei suoi scienziati sacerdoti perfettamente consapevole della propria fine.

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