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FILOSOFIA DELL’ARCHEOLOGIA

La Funzione del Filosofo: Oltre la Precisione Fattuale alla Rivelazione Fenomenologica

Il compito del filosofo, in ogni sua manifestazione, va oltre il dominio immediato dei dati empirici e delle regole procedurali. Proprio come Kuhn (1962) ha messo in discussione la natura della progressione scientifica attraverso i paradigmi, così il filosofo della storia, della scienza, della letteratura, non dovrebbe essere valutato esclusivamente sulla base delle sue competenze enciclopediche.

Il filosofo della scienza, ad esempio, non è tanto interessato alla regola specifica che un determinato scienziato potrebbe seguire, quanto alla razionalità e alla struttura che sottende tali regole. Come Feyerabend (1975) ha sottolineato, la scienza progredisce non tanto seguendo un percorso lineare di regole e procedure, quanto rompendo e rifacendo le sue stesse convenzioni. In maniera simile, Barthes (1967) ha sottolineato che il compito del critico letterario non è tanto produrre letteratura, quanto rivelare i meccanismi nascosti e le strutture di significato della letteratura stessa.

E cosa dire del filosofo della storia? Hegel (1837) ha osservato che la storia non è semplicemente una sequenza di eventi, ma una progressione dialettica. La vera essenza della storia non si trova nell’ordine cronologico o nelle date esatte, ma nel rivelare le dinamiche, la fenomenologia delle correlazioni e lo spirito degli eventi. In questo contesto, il filosofo della storia funge da interprete, colui che va oltre la semplice narrazione per rivelare le forze sottostanti che guidano e plasmano gli eventi storici.

Questo non vuol dire che la precisione e la rigorosità non siano importanti; sono fondamentali per stabilire una base solida su cui lavorare. Tuttavia, come Derrida (1967) ha notato, c’è sempre una differenza tra il testo e ciò che esso rappresenta, e la funzione del filosofo è esplorare questa differenza, mettendo in luce le tensioni e le contraddizioni che risiedono sotto la superficie.

In conclusione, a maggior ragione questo dovrebbe valere per i filosofi dell’archeologia. Non sono qui per scavare o catalogare reperti, ma per analizzare e criticare le interpretazioni e le conclusioni di chi ha scavato. Molte scoperte archeologiche possono essere interpretate in modi diversi, e troppo spesso sono presentate con un pensiero e un linguaggio internamente incoerente. Il compito del filosofo dell’archeologia è quindi rivelare queste incoerenze, e offrire nuove prospettive su ciò che il passato può dirci sul presente e sul futuro.

Biblio:

  • Barthes, R., La mort de l’auteur, (1967)
  • Derrida, J., De la grammatologie, (1967)
  • Feyerabend, P., Wider den Methodenzwang, (1975)
  • Hegel, G.W.F., Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte, (1837)
  • Kuhn, T.S., The Structure of Scientific Revolutions, (1962)

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