Nell’ambito storico della Toscana tra il XVI e XVIII secolo, il Principato di Piombino rappresenta una scacchiera di intricati conflitti e strategie tra le maggiori potenze europee. Questo saggio intende esaminare le dinamiche territoriali sottolineando l’importanza delle fortezze dell’Elba e la formazione dello Stato dei Presidii.
La metà del XVI secolo fu caratterizzata da un labirinto di alleanze e tensioni coinvolgendo Firenze, Spagna, Francia, Turchia e Siena. Cosimo I de’ Medici, con l’obiettivo di ampliare la sua sfera d’influenza, occupò il Principato di Piombino nel 1549. Questa mossa era parte di una più ampia strategia di controllo della Toscana, teatro di manovre di potenze europee.
L’isola d’Elba, nodo cruciale nel Mediterraneo, divenne luogo di tensioni e manovre politico-militari. Il Trattato di Londra del 1557 consolidò la predominanza fiorentina nella regione e sottolineò il ruolo cardine di Portoferraio sull’Elba. Nonostante la rinuncia al Piombino, l’Elba rimase un punto nevralgico della geopolitica toscana.
Durante l’occupazione spagnola, furono edificate strutture difensive imponenti, come Forte Focardo e Forte San Giacomo, a testimonianza della determinazione spagnola nel mantenere una solida presenza nel Mediterraneo.

Parallelamente alle vicende del Principato di Piombino, la costa toscana vide l’istituzione dello Stato dei Presidii. Quest’entità, formata da un insieme di fortificazioni ordinate dal re di Spagna, includeva postazioni strategiche come Orbetello e Porto Ercole. Questi presidii erano non solo bastioni difensivi, ma simboli tangibili dell’influenza spagnola in Toscana.
Il XVIII secolo introdusse nuovi scenari. I Presidii, riconosciuti ai Borboni nel 1735, evidenziarono un riposizionamento delle alleanze politiche. Tuttavia, l’avvento della rivoluzione francese portò le forze galliche a estendere la loro presenza in Toscana, compresa l’Elba. Il Trattato di Amiens del 1802 segnò la cessione di Piombino e dei Presidii alla Francia, inaugurando un nuovo capitolo della storia regionale.
Il Principato di Piombino, le fortificazioni dell’Elba e lo Stato dei Presidii delineano l’intricata trama di alleanze, conflitti e strategie territoriali in Toscana tra il XVI e XVIII secolo. Oltre alla loro funzione difensiva, questi baluardi riflettono le ambizioni e gli equilibri di potere delle maggiori potenze europee nella regione.
Con la morte di Carlo II di Spagna nel 1700, il vecchio continente fu catapultato in un vortice di tensioni. La prospettiva che Filippo, con sangue francese nelle vene e discendente di Luigi XIV, potesse ascendere al trono di Spagna destò grande preoccupazione tra le potenze europee. La scacchiera geopolitica dell’epoca vedeva il continente diviso tra le ambizioni espansionistiche di Francia e Spagna, e la necessità degli altri stati di preservare un equilibrio di potere.
Nazioni come Inghilterra, Olanda, i molteplici principati tedeschi, il Sacro Romano Impero e l’Impero Austro-Ungarico, presi dal timore di una crescente egemonia franco-spagnola, si coalizzarono nella Grande Alleanza di Augusta. Nel 1702, questa formidabile coalizione dichiarò guerra alla Francia.
La Toscana non fu immune dai conflitti. Come riferito dal “Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana” di Repetti, nel gennaio 1708, una flotta imperiale bloccò Porto Lungone dal mare, cercando contemporaneamente di assediare il Forte Focardo. Tuttavia, rinforzi giunti da Francia e Spagna permisero alla guarnigione di respingere l’assalto imperiale, infliggendo pesanti perdite. Un episodio particolarmente significativo avvenne il 9 maggio, quando la guarnigione, in una sortita ben organizzata, mise in fuga le truppe tedesche, inseguendole nella valle di Monferrato e sconfiggendole sulle pendici del monte noto da allora come “Sassi Tedeschi”.
Il generale spagnolo, ora padrone della situazione, ordinò la distruzione delle mura di numerose fortezze, tra cui quella del Giogo. Solo con il Trattato di Utrecht nel 1714, che pose fine a questi scontri e riequilibrò le potenze europee, Porto Lungone passò sotto il dominio spagnolo di Napoli.
Ma la Fortezza del Giogo, protagonista di tali eventi, aveva radici che affondavano molto più indietro nel tempo. Ristrutturata da Jacopo III Appiano d’Aragona nel 1459, la sua vera origine rimane avvolta nel mistero. Leggende narrano che potesse essere stata un antico tempio, successivamente trasformato in un baluardo difensivo. Alcuni storici la collocano nel VII secolo, mentre altri ipotizzano origini etrusche o addirittura dell’età del bronzo. Una menzione storica del 1553 descrive un assalto da parte della flotta turca di Dragut alla fortezza. La Fortezza del Giogo, purtroppo, cadde in rovina, prima per mano dello stesso governatore spagnolo de Pinel e, in seguito, per l’abbandono e la negligenza delle generazioni successive.
