VΘVZE ARI AXLE
Uthuze ari Achle.
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Non sono un autore. Tutto quel che scrivo me lo dettano i Divini. È la loro storia. La Storia è la Loro.
Vi narrerò del più forte tra i nemici, il pel… …asgico ΑΧΙΛΛΈΑΣ che passò agli Achei dopo che perdemmo Larisa e del re dell’isola d’Ithaca, il grande ΟΔΥΣΣΈΩΣ, onore a lui e alla sua memoria. VΘVZE, lo chiamavamo nella nostra lingua quando era un TUΘΙNEŠ in terra pelasgica.
Sono venuto da ΠΎΡΓΟΣ dove mi occupavo di metalli che arrivavano dal ΛΙΜΉΝ ΑΙΘΑΛΙΔΕΣ ΑΡΓΟΟ. Sulla rotta
-ΑΙWAIA
-ΒΕΡΑΧΕΛΛΟΝ
-AIWATO.
Da ÆVÆA ad ÆÆTA.
Mi chiamo VΜΕR. Per la Grande Guerra mi sono trasferito a Ithaca, Cefallonia, che avevamo perdute nella guerra con gli Achei. Tentammo di spostarci poi a difendere Larisa ma era già troppo tardi e con quelli di Larisa che imbarcammo nella Pelasgiotide, puntammo la nostra Atene sempre amica nonostante i muri e le donne. Infine scegliemmo con quelli da Creta di cercare scampo a WILUSA e asserragliarci sperando che presto si sarebbe usciti da questa crisi. Speravamo che da NAUCRATI e da HATTUSA ricominciassero i carri e i cargo. Almeno il grano forse avrebbe fermato questa follia. Invece sappiamo com’è andata a finire…
VMER non è il mio vero nome, e neanche Omero o Homer, come si dirà tra trentadue secoli.
Dopo la distruzione di Troia ho vagato in cerca di pace con i soli due compagni che mi sostenevano nel deambulare. Data la mia cecità. Ho imparato il greco un po’ all’accademia di ΑΓΥΛΛΑ, Cerveteri. Lí si potevano prendere lezioni di questa lingua “moderna” per noi, che serviva molto nei commerci e nei viaggi.
Ero cieco da dieci anni. Anzi undici, se contiamo la durata della malattia. Avevo affinato di molto l’orecchio e la rapidità e precisione di dettatura al mio scriba. Che però, gli unici che si riusciva a trovare nella nostra lingua erano lontani, in altre città, in altre isole. Oramai tutti noi ΤΥΡΡΕΝΟΙ eravamo dispersi dalle nostre regioni sull’Egeo. Ma tornare in Italia era pericolosissimo. Viaggiare, per un cieco poi, impossibile.
Trovai un ottimo scriba che non conosceva il tirrenico, per cui portammo tutto in versi. Qualche parola in dorico, in attico, in ionico, quando non veniva la rima. Ci inventammo praticamente una nuova lingua che riuniva tutti i loro dialetti e che tutti loro capivano e potevano almeno cantare; e impararne le parole.
Non sono l’autore. Anch’io componevo sotto dettatura.
A farmi “scrivere” (dettando) furono i Divini.
Cantami o Diva…